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Sigarette elettroniche, tasse e ricavi in Italia e Regno Unito: confronto impietoso

Una elaborazione di EcigIntelligence esamina l'andamento del mercato e il numero dei consumatori dal 2015 ad oggi.

Il Regno Unito sostiene l’utilizzo della sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno. E lo fa con politiche attive e con detassazione dei prodotti correlati. L’Italia, al contrario, penalizza il vaping a discapito del tabacco. EcigIntelligence ha posto a confronto i due Paesi e emerge un risultato impietoso per il tricolore. E pensare che nel 2016 i valori di mercato erano pressoché simili. Nel Regno Unito il 5 per cento della popolazione era a conoscenza e utilizzava i prodotti del vaping, soltanto 0,8 punti percentuali più dell’Italia. Poi però i governi italici hanno introdotto la supertassazione, gettando ai minimi storici i consumi e i ricavi. I consumatori sono scesi al 2,8 per cento nel 2017 e al 2,4 per cento nel 2018. Mentre nel Regno Unito il trend è sempre stato lento ma progressivo: dal 4,8 per cento del 2015 si è arrivati al 6,2 per cento dell’anno passato.
A trarne svantaggio anche il valore del mercato. Mentre il Regno Unito ha raddoppiato in soli quattro anni, passando da 593 milioni di euro a oltre un miliardo di euro, in Italia l’andamento è stato ballerino. Nel 2015 il mercato valeva appena 149 milioni di euro per passare già l’anno successivo a 454 milioni di euro. Ma da quel punto non è più risalito, fermandosi a 388 milioni sia nel 2017 che nel 2018.
L’abbassamento dell’imposizione fiscale introdotta nel 2018 potrebbe segnare un punto di ripresa per l’Italia, mentre nel Regno Unito le proiezioni dicono anche anche quest’anno i consumi e i consumatori sono saliti di circa tre punti percentuali. Il Regno Unito non ha una tassa sulle sigarette elettroniche se non l’Iva al 20 per cento. L’Italia applica una imposta di circa 40 centesimi e di circa 80 centesimi sui liquidi senza e con nicotina, oltre l’Iva al 22 per cento.

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