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Due giorni fa, con un colpo di mano, il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha introdotto il divieto di importazione e utilizzo di sigarette elettroniche in tutto il Paese. E, a poche ore dall’annuncio, la polizia filippina aveva già il mandato di arrestare chiunque svapasse in pubblico, e di confiscare vaporizzatore e liquidi. Questo accade in assenza di un testo di legge, che ancora non esiste. Ma Duterte è famoso per le sue maniere spicce. “Non vi preoccupate della legge – avrebbe detto alle forze di polizia, secondo quanto riportato dai media – La legge arriverà. Dite loro che l’ho ordinato io!”. E così, da un giorno all’altro, nelle Filippine si può finire in carcere per aver usato una sigaretta elettronica.
Il presidente ha motivato il divieto con la volontà di proteggere la salute dei filippini. La sigaretta elettronica, ha spiegato, “è tossica, è come fumare”. La decisione è stata presa anche sulla scia di un singolo ricovero, che i medici locali hanno messo in relazione all’uso della sigaretta elettronica. Il 21 ottobre, fa sapere il Ministero della salute, una giovane filippina di 16 anni, è stata ricoverata in ospedale con insufficienza respiratoria. È stata poi curata e dimessa dall’ospedale. La ragazza utilizzava la sigaretta elettronica da sei mesi ma era una utilizzatrice duale, cioè continuava anche a fumare. Ma tanto è bastato a Duterte.
Si prospettano quindi tempi molto duri per il milione di svapatori delle Filippine. Ma, secondo i critici del presidente, anche per i 17 milioni di fumatori (circa un quarto della popolazione). Il dottor Lorenzo Mata, presidente del gruppo “Quit for good” è intervenuto insieme sull’emittente Abs-Cbn, citando gli studi britannici che stimano il vaping del 95 per cento meno dannoso del fumo. “Ci appelleremo rispettosamente al presidente – ha dichiarato – affinché riconsideri la sue decisione, che può avere terribili conseguenze per la salute e l’economia della nazione”. “Con questo divieto – ha chiosato –17 milioni di fumatori filippini vengono privati di una praticabile alternativa, che si stima riduca del 95 per cento i danni del fumo”.