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Il divieto di vendita per le sigarette elettroniche e tutti i prodotti del vaping rimarrà in vigore a San Francisco. Lo hanno deciso ieri gli elettori, bocciando sonoramente il referendum indetto per rovesciare la misura presa lo scorso giugno dal Board of supervisors che, appunto, cancellava di fatto l’e-cigarette dal panorama cittadino, almeno fino a quando i prodotti non avranno completato l’iter autorizzativo della Food and Drug Administration.
Sconfitta dunque la cosiddetta Proposition C, che chiedeva di mantenere la vendita dei prodotti del vaping introducendo nuove limitazioni, nell’ottica di impedire l’uso da parte dei minori. La proposta prevedeva di porre un limite alla quantità di materiale acquistabile da ogni consumatore e una licenza per i venditori online. Ma, nel clima infuocato che si respira negli Stati Uniti negli ultimi mesi, questo non è bastato a convincere l’opinione pubblica.
E non ha certamente aiutato che la proposta referendaria sia prematuramente rimasta orfana. Lanciata infatti all’indomani dell’adozione del divieto dal Juul Labs, che proprio a San Francisco ha il suo quartier generale, è stata poi ricusata dal nuovo management dell’azienda. Il nuovo amministratore delegato K.C. Crosthwaite, arrivato a fine settembre direttamente da Altria, aveva subito inaugurato una svolta aziendale, annunciando di ritirare il sostegno alla campagna referendaria, che Juul aveva finanziato con 19 milioni di euro. La confusione creatasi in seguito allo scoppio di malattie polmonari, dovuta soprattutto all’uso di cartucce illegali al Thc, ha purtroppo fatto il resto.