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Tabacco riscaldato sì, sigarette elettroniche no: la doppia faccia australiana

Philip Morris International ha fatto domanda alla Therapeutic Goods Administration per legalizzare i suoi prodotti del tabacco riscaldato. Ma nessuno spiraglio per il vaping.

Philip Morris International ha fatto domanda alla Therapeutic Goods Administration (Tga) in Australia per legalizzare i suoi prodotti del tabacco riscaldato. Secondo la normativa australiana, solo la nicotina contenuta nel “tabacco preparato e confezionato per il fumo” può essere legalmente venduta. Il ministro della sanità australiano Greg Hunt ha spiegato che qualsiasi altro prodotto, riferendosi ovviamente alla sigaretta elettronica e ai liquidi da inalazione con nicotina, “dovrebbe essere approvato dalla Tga per essere venduto nel paese”. Questo vorrebbe dire che ogni azienda dovrebbe spendere milioni di euro per ogni referenza di cui chiederebbe la possibilità di vendita. Di parere opposto è Brian Marlow, direttore della campagna di sensibilizzazione a sostegno del vaping. “Questa è una mossa retrograda orchestrata dal nostro governo federale ed è progettata per proteggere Big Tobacco e uccidere l’industria dello svapo. I 300 mila vaper dell’Australia e i 2,6 milioni di fumatori non dovrebbero essere costretti ad accedere a un solo prodotto a rischio ridotto – di proprietà oltretutto di una multinazionale del tabacco – ma dovrebbero avere la libertà di acquistare una delle molte centinaia di combinazioni di prodotti disponibili così da potersi allontanare quanto prima e con soddisfazione dal fumo”.

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