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China Tobacco chiede regole e divieti per la sigaretta elettronica

Pur essendo di gran lunga il primo Paese produttore di sigarette elettroniche al mondo, sono in pochi i cinesi a usarla. La quasi totalità della produzione è destinata ai mercati europei e americani.

Una stretta sul tabacco e, soprattutto, sulle sigarette elettroniche. A chiederlo – udite, udite – è la più grande industria di sigarette al mondo, la China Tobacco. E lo ha fatto attraverso una lettera recapitata al National Health Bureau della Cina, l’agenzia statale che regola del mercato. Lo rende noto il corrispondente da Shangay dell’agenzia Reuters. Anche l’agenzia dei monopoli avrebbe sottoscritto il documento, esortando i legislatori a prendere contromisure perché “l’uso di sigarette elettroniche in Cina ha mostrato una chiara tendenza al rialzo tra la popolazione giovanile” e, aggiungono, che la composizione del liquido per sigarette elettroniche e il vapore passivo sono “non sicuri“. Tra le altre richieste, anche il divieto di utilizzo nei luoghi pubblici.
Pur essendo di gran lunga il primo Paese produttore di sigarette elettroniche al mondo, sono in pochi i cinesi a usarla. La quasi totalità della produzione è destinata ai mercati europei e americani.
L’industria cinese del tabacco è controllata da China Tobacco, un monopolio statale che funge anche da regolatore del mercato del tabacco. Nel 2018, China Tobacco ha generato il 5,45 per cento delle entrate fiscali cinesi, pari a 10,8 trilioni di yuan, circa 1,5 trilioni di dollari. Ovvero, per avere una idea del numero scritto in cifre: 1.500.000.000.000.000.000 di dollari di imposte pagate ogni anno.

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