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Ha giurato poche ore fa il nuovo commissario della Food and drug administration, l’agenzia sanitaria degli Stati Uniti. Come avevamo anticipato lo scorso ottobre, la scelta è caduta su Stephen Hahn, il candidato del presidente Trump. Confermato dal voto positivo di pochi giorni fa del Senato, il cinquantanovenne oncologo texano, direttore operativo all’MD Anderson Cancer Center di Houston, diventa dunque il 24esimo commissario. Si impone su Ned Sharpless, che aveva ricoperto la carica ad interim dopo le dimissioni repentine di Scott Gottlieb, che molti davano come possibile candidato.
Fra le patate bollenti che l’oncologo si troverà fra le mani, c’è sicuramente quella del vaping, una questione che vede ormai posizioni molto polarizzate. Da una parte le varie associazioni per la tutela dei minori e alcune associazioni mediche che chiedono a gran voce di vietare tutti i liquidi per sigaretta elettronica con gusti diversi dal tabacco, spalleggiate da un candidato alle elezioni presidenziali – il miliardario Michael Bloomberg – che gode di grande visibilità, grazie anche al suo network di media. Dall’altra c’è l’industria del settore con il suo peso economico e politico e, soprattutto, il presidente Donald Trump che ha pigiato bruscamente sul freno, dando chiari segni di voler ponderare bene la questione.
Ma la questione aromi non è l’unica inerente al vaping che il nuovo commissario si troverà sul tavolo. Altrettanto urgente e controversa è quella della Premarket tobacco application, cioè l’iter per l’autorizzazione all’immissione sul mercato a cui dovranno essere sottoposti tutti i prodotti per sigaretta elettronica. La scadenza per la presentazione delle richieste è maggio 2020, da quel momento tutti i prodotti non autorizzati dovranno sparire dal commercio. Il problema è che si tratta di un percorso pensato per l’industria del tabacco, che prevede costi e oneri – fra l’altro senza garanzia di successo – difficilmente sostenibili per medie e piccole aziende, come quelle del settore dell’e-cigarette.
Più volte nei mesi scorsi sono circolate ipotesi che prevedevano la diversificazione dei percorsi: per le grandi e le piccole aziende, oppure per le pod mod (diffuse fra i minori) e i sistemi open. Ma sono finora rimaste, appunto, ipotesi. Sarà il nuovo commissario a metterci mano? Chissà. Al momento, infatti, si sa molto poco della posizione di Hahn sul vaping. Sebbene, infatti, la sensazione generale è che non si possa ascrivere fra gli amici del settore, è anche vero che nel corso delle numerose audizioni dell’ultimo periodo, ha sempre glissato sul tema. Incalzato dagli interlocutori sulla necessità di vietare gli aromi, ha sempre svicolato dicendo che, certo, la diffusione della sigaretta elettronica fra i minori era un problema, ma non aveva ancora avuto modo di confrontarsi con il presidente Trump sulla questione.
Nel suo primo tweet ufficiale dopo l’insediamento, il neo commissario afferma: “Sono uno scienziato e un medico e credo fermamente nella ricerca rigorosa, nell’attenersi ai dati concreti e nel rispetto della legge. Questi principi mi hanno guidato nel rapporto con i pazienti in tutta la mia vita professionale e continueranno a guidarmi alla Food and drug administration”. Volesse il cielo.