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Binetti (FI), tabacco riscaldato: “Perché vantaggi fiscali se minor tossicità non provata?”

L'interrogazione della senatrice di Forza Italia, nonché medico, è rivolta al ministro della salute Roberto Speranza.

Perché il tabacco riscaldato giova di vantaggi fiscali nonostante non sia dimostrata minor tossicità? È quanto chiede la senatrice Paola Binetti (Forza Italia) al ministro della salute Roberto Speranza attraverso una lunga e articolata interrogazione depositata al Senato.
Il mercato dei prodotti del tabacco – spiega la senatrice, nonché medico e componente della Commissione Sanità – ha evidenziato nel corso degli ultimi cinque anni, a partire dal 2014, una crescita esponenziale dei cosiddetti prodotti del tabacco da inalazione senza combustione, meglio noti come tabacco riscaldato, in modo particolare negli Usa, in Giappone ed in Italia. Nel nostro Paese, sono attivi due soli operatori, Philip Morris e British American Tobacco, che hanno lanciato rispettivamente i propri prodotti a marchio Iqos e Glo nel 2014 e nel 2018”. Come è noto, il tabacco riscaldato oggi beneficia di uno sconto fiscale pari al 75 per cento rispetto alle sigarette tradizionali da combustione; percentuale di sconto incrementata per effetto della manovra di bilancio approvata nel dicembre 2018, che ha dimezzato l’incidenza fiscale del tabacco riscaldato rispetto alle sigarette da combustione, riducendola dal 50 per cento originariamente previsto all’attuale 25 per cento. Questo sconto fiscale pari al 75 per cento, rispetto alle sigarette tradizionali, presuppone sul piano teorico che l’impatto tossicologico, ossia il potenziale di rischio del tabacco riscaldato, sia decisamente inferiore rispetto ai rischi prodotti dal tabacco da combustione”. Ma, secondo la senatrice, qualcosa non torna. Perché, così come disposto dal decreto 7 agosto 2017, il ministero della Salute deve valutare “le informazioni e gli studi elaborati dai fabbricanti e dagli importatori di prodotti del tabacco riscaldato, al fine di riconoscere la riduzione di sostanze tossiche, ovvero il potenziale rischio ridotto rispetto ai prodotti da combustione, a parità di condizioni di utilizzo, nonché le relative modalità di etichettatura”. Di conseguenza “i fabbricanti e gli importatori di prodotti del tabacco riscaldato inviano al Ministero della salute (Direzione generale della prevenzione sanitaria) e all’Agenzia delle dogane e dei monopoli apposita richiesta corredata dagli studi espressamente indicati nell’allegato 1 del decreto; tali studi devono includere la “ricerca pre-clinica” (caratteristiche chimico-fisiche del prodotto, test di tossicità e test sulla capacità di indurre dipendenza), “studi clinici” (specifico riferimento allo studio delle diverse matrici biologiche per la valutazione di biomarcatori di esposizione e di effetto a breve e lungo termine), “studi pre e post immissione in commercio” (che dimostrino diminuzione dell’esposizione e degli effetti biologici associati alle patologie correlate al fumo)”.
Il procedimento successivo è noto: l’Istituto superiore di sanità trasmette al Ministero della salute ed all’Agenzia delle dogane e dei monopoli le valutazioni tecniche in ordine alla documentazione depositata; il termine complessivo previsto nel decreto “tabacco riscaldato” per il completamento della procedura, inclusa la comunicazione delle valutazioni tecniche dal Ministero della salute, è stato identificato in complessivi 210 giorni.
Come riportato dalla stampa nazionale – continua Binetti –  la società Philip Morris Italia risulta aver inviato al Ministero della salute (Direzione generale della prevenzione sanitaria) ed all’Agenzia delle dogane e dei monopoli la richiesta di riconoscimento della riduzione di sostanze tossiche ovvero di potenziale rischio ridotto del proprio prodotto a marchio Iqos, corredata dagli studi di cui al decreto “tabacco riscaldato”, per ottenere l’autorizzazione a pubblicizzare il proprio prodotto Iqos come meno tossico ovvero meno rischioso per la salute. Tale richiesta di Philip Morris Italia è stata inviata nell’aprile 2018”. Sempre secondo gli organi di stampa il Ministero della salute avrebbe comunicato come “non sia possibile, allo stato attuale e sulla base della documentazione fornita dal proponente” riconoscere quanto richiesto da Philip Morris Italia. Inoltre “in data 15 ottobre 2019, la Direzione generale per la prevenzione sanitaria, in rappresentanza del Ministero della salute, ha partecipato a Bruxelles ad un meeting del “group of experts on tobacco policy” con l’obiettivo di condividere la recente valutazione che il Ministero ha adottato sul tabacco riscaldato “heated tobacco products (HTPs)” e portare la propria esperienza a tutti gli Stati membri”.
Premesso tutto questo, la senatrice Binetti giunge dunque al punto della questione, chiedendo “quale sia la valutazione tecnica espressa dall’Istituto superiore di sanità in merito all’impatto tossicologico ovvero al potenziale rischio ridotto dei prodotti a marchio Iqos, in base all’esito della procedura attivata dalla società Philip Morris ai sensi del decreto “tabacco riscaldato”, in ragione della necessità primaria di tutela della salute pubblica alla luce del tasso esponenziale di crescita del numero di consumatori utilizzatori di tale prodotto a marchio Iqos”. Ma vuole anche sapere se “British American Tobacco o altri operatori economici, fabbricanti o importatori di prodotti del tabacco riscaldato, abbiano avviato medesima procedura ai sensi del decreto “tabacco riscaldato” con informativa in merito alle valutazioni tecniche maturate all’esito di tale procedura”. Soprattutto, conclude Binetti “se il Ministro non ritenga che l’attuale diverso regime di tassazione, che determina un vantaggio competitivo del tabacco riscaldato nell’ambito dei diversi segmenti dei prodotti del tabacco, non rappresenti un incentivo con potenziali caratteri di rischio nel momento in cui determina o lascia percepire da parte del consumatore un maggior favore dello Stato nei confronti di quel tipo di prodotto, pur in assenza di una valutazione tecnica che ne attesti la minor tossicità, ovvero il minor danno, nonostante la richiesta depositata dai produttori”.
Sarà interessante ascoltare la risposta del ministro Speranza. Sperando – e scusate il gioco di parole – che avvenga in tempi rapidi. In effetti la questione relativa ai prodotti a tabacco riscaldato è oggi più aperta che mai, soprattutto dal punto di vista della nebulosità delle regole di comunicazione e marketing. Ma non solo. Trattandosi di tabacco, e dunque sprigionando fumo, i diretti competitor dovrebbero essere le sigarette tradizionali, non la sigaretta elettroniche che al contrario utilizza un liquido e provoca vapore. La differenza è sostanziale. A riprova, è sufficiente guardare la direzione che entrambi prendono una volta espirati. Il fumo sale verso l’alto, il vapore, al contrario, scende verso il pavimento. Il fatto è dovuto alla diversa natura delle molecole, di derivazione solida le une, liquide le altre. E, in quanto tali, anche le reazioni sono differenti, come più volte ormai dimostrato: il fumo si deposita e permane nell’ambiente (e nei polmoni), il vapore evapora dopo pochi secondi senza lasciare traccia.

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