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Sigaretta elettronica, terapia efficace per pazienti schizofrenici fumatori

Una revisione di 260 studi internazionali, coordinata da Caponnetto del CoEhar, conferma l'utilità per i malati psichiatrici.

Che la sigaretta elettronica possa essere un ottimo strumento anche per i malati psichiatrici fumatori, è una cosa che si sostiene da tempo. Oggi questo trova conferma in una revisione condotta dai ricercatori del CoEhar (il Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania) in collaborazione con l’Hunter College City University di New York e coordinata da Pasquale Caponnetto. Il lavoro, pubblicato sulla rivista specializzata Journal of Addictive Disease, ha analizzato 260 studi che si sono occupati di trattamenti per la cessazione del fumo nei pazienti affetti da disturbi mentali e, in particolare, da schizofrenia.
Da questa attenta analisi è emerso come la sigaretta elettronica, associata al counselling specifico, possa essere una terapia efficace anche per i fumatori affetti da disturbi psichici. In particolare, spiegano gli autori, “i prodotti in grado di appagare il bisogno di nicotina in assenza di combustione come la sigaretta elettronica, in termini di riduzione del danno o cessazione, rappresentano una valida alternativa per i soggetti affetti da schizofrenia o altre patologie mentali che tipicamente evidenziano un bisogno di nicotina al fine di meglio stimolare l’area cognitiva, umorale e di contrasto agli effetti collaterali di alcuni psicofarmaci”.
Dal punto di vista sanitario, non si tratta di un tema marginale, visto che fra questa categoria di pazienti si registrano tassi di fumatori molto più alti rispetto al resto della popolazione. Ed è una tipologia di fumatore che difficilmente è toccata dalle campagne antifumo tradizionali. E forse anche per questo, la mortalità per patologie fumo correlate in pazienti ospedalizzati con disturbi psichiatrici è molto più alta della media, con il picco fra gli affetti da schizofrenia. “La vulnerabilità delle persone con queste fragilità – ha commentato il professor Riccardo Polosa, direttore del CoEhar e fra gli autori della revisione – lo stigma di cui soffrono a livello sociale e la mancanza di studi specifici nel settore condotti su larga scala hanno evidenziato la necessità di condurre studi più specifici e su campioni maggiori della popolazione, per colmare la lacuna nello stato della scienza attuale in termini di trattamenti di smoking cessation su pazienti svantaggiati e che necessitano di tutti gli sforzi del nostro mental health team”.
Questo importante lavoro aggiunge prove scientifiche a un tema molto sentito. Già nel 2016 a Firenze, durante il meeting biennale della Schizophrenia International Research Society, fu presentata una ricerca inglese che dimostrava come lo strumento consentiva ai pazienti di ridurre drasticamente il consumo di tabacco, con tutti i benefici del caso, senza causare variazioni significative dei sintomi psicotici. Da allora si sono susseguiti gli studi in questo senso e le prese di posizione da parte di medici e associazioni di psichiatri in tutto il mondo.

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