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Usa, esperti del Moffit Cancer Center in difesa della sigaretta elettronica

"Confondere i rischi relativi del fumo e del vaping - scrivono - va a vantaggio dell'industria del tabacco".

Il pubblico è sempre più confuso sui veri pericoli e i potenziali benefici dell’uso della sigaretta elettronica”. Così inizia un intervento pubblicato oggi sul Tampa Bay Times e firmato da cinque membri del Tobacco Research &Intervention Programme del Moffit Cancer Center and Research Insitute di Tampa, in Florida, uno dei team di ricerca sul tabacco più importante degli Stati Uniti. “Messi insieme – continuano Thomas Brandon, Vani Simmons, Damon Vidrine, Jennifer Vidrine e Christine Vinci – abbiamo più di un secolo di esperienza nella ricerca sul tabacco, compreso lo sviluppo e la valutazione dei trattamenti per smettere di fumare. Abbiamo visto gli effetti devastanti che il tabacco ha sulla salute e abbiamo dedicato la nostra vita professionale a combattere questa epidemia”.
Ed è per questo che gli esperti di uno dei più grandi centri di ricerca e di cura oncologica degli Usa, decidono di scendere in campo sul quotidiano locale per rimettere un po’ di ordine nell’informazione scientifica e mediatica sul vaping. Lo fanno, forse casualmente, ricalcando il modello del recente e discusso intervento dell’Organizzazione mondiale della sanità, quello delle domande e delle risposte. Alla prima domanda, se le sigarette elettroniche sono dannose come quelle tradizionali, la risposta è netta: “La scienza è concorde che il vaping causa una frazione del danno da fumo”. Sebbene non innocua, spiegano, l’e-cigarette è molto meno dannosa del fumo, che causa 7 milioni di morti all’anno, mezzo milione solo negli Usa. Alcuni prodotti contengono nicotina, che può dare dipendenza, ma non le altre migliaia di sostanze chimiche, “fra cui dozzine di tossiche e cancerogene”, contenute nel fumo. “Sono queste sostanze – concludono – non la nicotina a causare le malattie fumo-correlate”.
Fatta questa premessa, i ricercatori entrano nel merito della malattia polmonare associata al vaping, spiegando che i casi e le vittime registrate non sono stati causati da prodotti legali per lo svapo, ma all’uso di cartucce illegali contenenti Thc. “In particolare – specificano – il principale colpevole sembra essere l’acetato di vitamina E, un additivo usato in questi prodotti illegali”. Per quanto concerne l’efficacia dell’e-cigarette come strumento per smettere di fumare, gli esperti del Moffit citano lo studio clinico del 2019 del professore britannico Peter Hajeck, che indica che sono due volte più efficaci di cerotte e gomme alla nicotina. E riguardo gli aromi, concedono che alcuni di essi possano attirare i giovani, ma spiegano che aiutano i fumatori adulti a passare all’elettronica. “Eliminare gli aromi – scrivono – potrebbe spingere minori e adulti a tornare a fumare o verso i pericolosi prodotti del mercato nero”.
Qual è dunque la giusta ricetta per la salute pubblica? Secondo gli autori dell’intervento, bisogna trovare una via equilibrata che scoraggi il vaping fra i giovani e, al tempo stesso, incoraggi i fumatori a passare al vaping, nei casi in cui gli altri metodi abbiano fallito. Fra i suggerimenti, aumentare a 21 il limite di età per acquistare qualsiasi prodotto del tabacco, vietare il marketing così come i gusti chiaramente indirizzati ai minori, limitare la quantità di nicotina nei liquidi. “La cosa più importante, però – concludono – è continuare a dare la priorità a eliminare l’uso del tabacco combusto, che rimane di gran lunga la più grande minaccia alla salute pubblica. Confondere i rischi relativi del fumo e del vaping va a solo vantaggio dell’industria del tabacco”.

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