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Studio Usa, dove si tassano le sigarette elettroniche aumentano i fumatori

Una tassa nazionale applicata in tutti gli Usa fungerebbe da deterrente per la cessazione per 1,8 milioni di fumatori in un periodo di dieci anni.

Un livello di tassazione importante sulle sigarette elettroniche si traduce in un numero minore di fumatori adulti che decidono di smettere di fumare. Quello che finora era una intuizione basata sulla logica, trova conferma in un working paper dell’organizzazione senza fini di lucro americana National Bureau of Economic Research (Nber). Il tema è al centro del dibattito negli Stati Uniti, visto che molti Stati stanno applicando tasse specifiche ai prodotti del vaping e in Congresso crescono le pressioni per l’adozione di una tassa a livello federale sulle sigarette elettroniche.
Il lavoro del Nber, firmato da Henry Saffer, Daniel L. Denche, Michael Grossman e Dhaval M. Dave, è stato finanziato dal National Insitute of Health e utilizza dati raccolti da Nielsen e LLC. Il caso studio analizzato è quello dello Stato americano del Minnesota, che per primo ha imposto una fiscalità importante sui prodotti del vaping, usando gli altri Stati come termine di controllo. Le sigarette elettroniche in Minnesota sono soggette una tassa pari al 95% del prezzo all’ingrosso. I ricercatori hanno rilevato come la tassa rappresenti un forte deterrente esogeno all’uso della sigaretta elettronica e dunque anche sulla cessazione dei fumatori adulti.
I numeri sono particolarmente esplicativi. Secondo il Nber, la tassa sui prodotti del vaping ha avuto l’effetto di far aumentare il fumo fra gli adulti, riducendo le cessazioni. Nel periodo preso in esame, stimano i ricercatori, in Minnesota 32.400 fumatori in più avrebbero smesso di fumare, se non ci fosse stata la tassa. I dati sono ancora più impressionanti se proiettati a livello nazionale. Una tassa a livello nazionale, applicata a tutti gli Stati Uniti, fungerebbe da deterrente per la cessazione per 1,8 milioni di fumatori in un periodo di dieci anni. Se il prelievo fiscale fosse equiparato a quello delle sigarette tradizionali, a continuare a fumare sarebbero 2,75 milioni di adulti.
Naturalmente il National Bureau of Economic Research fotografa la realtà, senza entrare direttamente nel dibattito politico in corso negli Stati Uniti e, anzi, riconoscendo che “i benefici per la salute pubblica di non tassare la sigaretta elettronica devono essere bilanciati con gli effetti di questa decisione sugli sforzi per ridurre il vaping fra i minori”. Eppure qualche consiglio al legislatore si ritrova nelle conclusioni, dove si afferma che “i risultati di questo studio indicano che le e-cigarette possono aiutare i fumatori adulti a smettere di fumare, portando così a una diminuzione dei danni fumo-correlati”. “I deterrenti per l’uso fra i minori – si legge – comprendono l’innalzamento dell’età minima per acquistare i prodotti del vaping a 21 anni, l’allocazione di risorse per far rispettare la legge, l’implementazione di multe severe per le violazioni e il divieto di aromi e pratiche di marketing indirizzate ai giovani”. Come dire che, prima di ricorrere ad una tassazione punitiva, bisogna davvero provarle tutte.

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