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Si è svolta ieri l’audizione “Vaping in America: e-cigarettes manufacturers’ impact on public health” dei vertici delle principali aziende attive negli Stati Uniti presso la Energy and Commerce Committee della Camera dei rappresentanti degli Usa. Di fronte ai membri della Commissione hanno presentato le loro testimonianze e risposto alle domande K.C. Crosthwaite di Juul Labs, Ricardo Oberlander di Reynolds American, Ryan Nivakoff di Njoy, Antoine Blonde di Fontem U.S. e Jerry Loftin di Logic Technology Development. E dire che sono stati messi sulla graticola questa volta è davvero un eufemismo.
Nell’impeto oratorio, infatti, il presidente della commissione Frank Pallone è arrivato ad accusare direttamente i presenti di non essere persone oneste (“men of integrity“), perché vendono sigarette elettroniche che “uccidono la gente”. Non è stata da meno la deputata Diana DeGette che dirigeva l’assemblea, affermando, fra l’altro, che “non si sa se le sigarette elettroniche siano meno dannose di quelle tradizionali”. Grande spazio è stato dedicato anche ai presunti danni della nicotina, sui quali, come si sa, c’è tutt’altro che accordo nel mondo scientifico. Nessuna considerazione è stata spesa per il fatto che la sigaretta elettronica è uno strumento che ha aiutato milioni di fumatori americani a liberarsi dal tabacco e a ridurre così il danno da fumo.
Anzi, durante tutta l’audizione è sembrata aleggiare una continua confusione sui casi di malattie polmonari, facendo un unico fascio dei prodotti illegali al Thc contenenti acetato di vitamina E (responsabili di ricoveri e decessi) e dei liquidi alla nicotina. Da parte loro i rappresentanti dell’industria sono apparsi fin troppo remissivi e intimiditi, più impegnati a parare i colpi e difendersi piuttosto che a proporre letture alternative. Eppure esiste una vasta letteratura scientifica che poteva essere esibita per controbilanciare, quando non proprio confutare, le accuse espresse con veemenza dai rappresentanti della Commissione. Ma tant’è. Una cosa, però, è emersa con forza dalla discussione di ieri: negli Stati Uniti il panico morale sulle sigarette elettroniche è ben lontano dall’essere finito.