Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Svizzera, un referendum per la sigaretta elettronica

La nuova legge prevede di oscurare le vetrine dei negozi e nega la possibilità di far provare i prodotti prima dell'acquisto.

Il vapore non è fumo; la sigaretta elettronica non è equiparabile al tabacco. Sono i due punti cardine da cui prende le mosse la protesta degli operatori svizzeri del vaping. In particolare protestano contro la legge che assimila i prodotti atti alla vaporizzazione alle sigarette tradizionali. Adottata dal Gran Consiglio di Givevra a gennaio, la legge vieta l’utilizzo di sigarette elettroniche ai minori e nei luoghi al chiuso in cui vige analogo divieto contro il fumo. E una stretta sarà data anche alla pubblicità. Gli operatori del vaping hanno scelto una strada istituzionale per contrastare la normativa: il referendum. Anche perché i provvedimenti al momento sono a piano regime soltanto a Ginevra e Basilea, la legge federale è invece ancora in discussione. “Stiamo contestando due punti fondamentali: il divieto totale di pubblicità e il divieto di fumare in luoghi pubblici – ha spiegato Isabelle Pasini, presidente dell’Associazione dei professionisti dello svapo (ARPV) – È una norma controproducente. La sigaretta elettronica è uno strumento per ridurre i rischi associati al fumo, aiuta il fumatore a ridurre o addirittura a interrompere il consumo di tabacco, mantenendo però la soddisfazione e la gestualità“. Secondo la nuova norma, il divieto totale di pubblicità prevede anche che i negozi debbano oscurare le vetrine, non consentendo ai passanti di entrare in contatto visivo con i prodotti. Il divieto di vaping nei luoghi pubblici negherebbe invece la possibilità ai clienti di provare i prodotti e dare loro quindi la possibilità di diventare ex fumatori. “È indispensabile poter testare il prodotto in negozio“, ha commentato Pasini. La proposta del comitato organizzatore è di lasciare la possibilità a ristoratori e baristi di decidere un eventuale divieto di vaping all’interno del loro locale. Secondo uno studio, infatti, lo svapo passivo non esiste. Il vapore rimane in sospensione per un periodo compreso tra i quattro e i dieci secondi e poi scompare. Per poter indire il referendum occorre raccogliere 5.294 firme entro il 4 marzo.

Articoli correlati