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Polosa (Coehar): “Molti studi contro la sigaretta elettronica sono manipolati”

Dura presa di posizione dello scienziato sulla ritrattazione dello studio che associa uso di e-cig e maggiore rischio di infarto.

Già in precedenza lo stesso autore Stan Glantz, con lo stesso discutibile approccio metodologico, aveva sostenuto che le sigarette elettroniche possono causare malattie respiratorie croniche (i.e. BPCO) anche se si trattava di pazienti a cui erano già state fatte diagnosi dello stesso tipo prima dell’uso di e-cig. Molti tra i più grandi scienziati statunitensi manipolano gli studi e interpretano i risultati a loro uso e consumo. Tutto questo fa male alla comunità scientifica e se continuiamo sulla stessa strada nessuno crederà più alle evidenze“. Con queste parole il professore catanese Riccardo Polosa, fondatore del centro per la riduzione del danno CoEhar, commenta la diffusione anche sulla stampa mainstream italiana della notizia della ritrattazione dello studio che associava l’uso della sigaretta elettronica al maggiore rischio di infarto.
La misura drastica presa dal Journal of American Heart Association, che aveva pubblicato lo studio condotto da Stanton Glantz e Dharma Batta lo scorso giugno, è in realtà dello scorso 19 febbraio, come documentato dettagliatamente sul nostro articolo. In Italia la notizia è giunta con qualche settimana di ritardo ma, fortunatamente, è arrivata. Glantz è autore di diverse ricerche con risultati allarmistici sulla sigaretta elettronica, compresa quella citata da Polosa. Sono in molti oggi nella comunità scientifica a chiedere che l’intero corpus di ricerche dello studioso sia sottoposto a un vaglio rigoroso, per garantire che non siano state condotte con gli stessi errori metodologici, che hanno determinato la ritrattazione dello studio su e-cig e infarto.
Solo alcuni giorni fa, Clive Bates, fra i più noti esperti di vaping a livello internazionale, aveva puntato il dito contro un altro cavallo di battaglia di Glantz: il Gateway effect. Cioè quella teoria che dice che la sigaretta elettronica sarebbe la porta d’ingresso del tabagismo, che trova riscontro solo negli studi del professore californiano. Rimane però, come sottolineato dal direttore del CoEhar, un forte danno di immagine e di credibilità per la comunità scientifica, che dovrebbe basare il suo lavoro rigorosamente sulle evidenze e non dare l’impressione che si conducano studi per trovare (anche a costo di manipolare i dati) conferma alle proprie convinzioni.

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