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Operatori e consumatori di sigarette elettroniche in festa: il referendum contro la nuova legge sui prodotti del vaping e del tabacco si farà. In un mese è stato raggiunto l’obiettivo delle 5294 firme richieste per poter promuovere la consultazione popolare. In realtà ne sono state raccolte circa 500 in più, un buon margine che consente dunque agli organizzatori di avere la certezza di aver raggiunto l’importante – e gravoso – risultato.
Secondo la nuova norma, il vaping deve sottostare al divieto totale di pubblicità, prevedebndo che i negozi debbano oscurare le vetrine per impedire ai passanti di entrare in contatto visivo con i prodotti. Oltretutto, il divieto di vaping nei luoghi pubblici negherebbe la possibilità negozianti di far provare i prodotti ai clienti. La legge anti-vaping al momento è stata adottata da Ginevra e Basilea, anticipando quella federale ancora in fase di discussione a Berna.
Isabelle Pasini, presidente dell’associazione dei professionisti dello svapo (ARPV), ha spiegato che un quarto dei firmatari è composto dai clienti, la parte rimanente dagli operatori del settore. Un risultato che ha premiato l’impegno e il passaparola intrapreso dai rivenditori. Senza quei mille consumatori il risultato non sarebbe stato raggiunto. L’associazione stessa ha espresso soddisfazione per l’articolo di legge che introduce il divieto di vendita ai minori di 18 anni ma si oppone a due articoli: il divieto di pubblicità di pubblico dominio, che equivale a vietare ai negozi specializzati di esporre i prodotti in vetrina, e quello del fumo in luoghi pubblici, che impedirà di testare i prodotti in negozio. “La legge mischia e consonde il vaping con il tabacco. Lo svapo è una soluzione per smettere di fumare – ha affermato Sandro Scarpantoni, componente di ARPV – Nei negozi specializzati sono necessari circa trenta minuti per stabilire una “diagnosi vapologica” che consenta quindi di consigliare al meglio il cliente per acompagnarlo nel percorso di cessazione al fumo“.