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“La nostra lunga strada al fianco dei consumatori di sigarette elettroniche”

Il presidente dell’Associazione nazionale per i vapers uniti traccia le linee guida per le attività future. Con un importante obiettivo: l’attuazione di politiche sanitarie per liberarsi dal fumo con strumenti di riduzione del danno.

A due anni dalla nascita di Anpvu ci troviamo ad analizzare la situazione attuale del settore dei vaporizzatori personali, consci delle difficoltà pregresse e degli ostacoli a venire, ma sicuri che, non senza impegno, riusciremo a raggiungere obiettivi importanti. Siamo stati tra i fondatori di Ethra, una rete internazionale di associazioni di consumatori attraverso la quale apriremo un dialogo, non solo con le istituzioni dei Paesi membri dell’Unione europea, per promuovere l’utilizzo dei vaporizzatori come strumento di riduzione del danno e chiarire ulteriormente che l’opinione pubblica non può e non deve rimanere all’oscuro della reale efficacia di tali dispositivi nella lotta al tabagismo. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di far sì che si attuino politiche sanitarie in grado di informare le masse dei danni reali legati al fumo e della possibilità di liberarsi dalla dipendenza dal fumo attraverso metodi meno dannosi, appoggiati dall’intera comunità scientifica. Gli studi esistono, le tecnologie sono in continuo sviluppo, non resta che abbattere il muro dell’omertà e della denigrazione che ha contraddistinto l’informazione mediatica in tema di riduzione del danno. L’anno scorso tutto il settore ha subito un forte danno dalla comunicazione globale riguardante l’Evali. Riteniamo inammissibile aver diffuso notizie allarmanti ed inesatte, tralasciando di specificare che l’insorgere di patologie mortali non fosse legata all’utilizzo dei vaporizzatori in quanto tali, bensì all’acquisto di sostanze illegali e pericolose. Nessuna smentita ha potuto cancellare dalla mente dell’opinione pubblica il fatto che i vaporizzatori personali fossero più dannosi delle sigarette. Questo ha portato ad un danno ben più grave, a nostro parere, di quello economico al settore; molti fumatori che si erano approcciati allo svapo, lo hanno abbandonato, tornando al fumo combusto e molti tra coloro che avrebbero voluto tentare, hanno desistito. Ogni giorno gli svapatori si trovavano a dover fare i conti con persone pronte a demonizzarli per l’uso di un dispositivo pericoloso per se stessi e per gli altri e questa situazione, figlia dell’ignoranza e della cattiva informazione, ha, e purtroppo avrà per lungo tempo ancora, strascichi, che porteranno all’ostracizzazione di un sistema che potrebbe migliorare lo stato di salute di molti.
Abbiamo ricevuto costantemente richieste in merito ad acquisti sicuri per quanto riguarda soprattutto i liquidi da inalazione e, forti della consapevolezza che per tutelare un consumatore ci si debba impegnare sul campo, abbiamo deciso di aderire al piano di standardizzazione dell’Ente italiano di normazione Uni, inviando un nostro rappresentante nel gruppo di lavoro nazionale UNI/CT 042/GL 67 “sigarette elettroniche e relativi liquidi”. Riteniamo questa partecipazione ai tavoli di lavoro dell’Uni un traguardo fondamentale per la futura certificazione dei prodotti da svapo in Italia e conseguentemente in Europa: la normazione di un prodotto che permette di allontanarsi gradualmente da una dipendenza, col minimo danno è di estrema importanza per tutti coloro che hanno ancora forti dubbi sulla qualità dei prodotti della filiera dello svapo. Tutelando il consumatore ci siamo chiesti in quale modo avremmo potuto essere concreti e questa scelta ci darà modo di conoscere ed intervenire in un processo cardine dell’iter certificativo dei prodotti. Col nuovo anno l’Anpvu si vede impegnata anche nella ricerca scientifica, con studi su liquidi da inalazione, che possano tranquillizzare i consumatori che si affidano al mercato ufficiale. Per noi è fondamentale dare risposte certe e fondate ai mille interrogativi sollevati da consumatori che non hanno altre figure con cui dialogare se non noi, che ci impegniamo quotidianamente per far sì che un domani l’incertezza lasci spazio al riconoscimento del lavoro dei tanti medici e scienziati che operano nella ricerca a beneficio della salute e tra cui l’Italia si può vantare di avere esponenti di eccellenza in ambito internazionale. Di importanza fondamentale per tutti coloro che combattono con patologie fumo correlate (gravi o meno che siano) e per le nuove generazioni è la consapevolezza che i vaporizzatori personali possono aiutare nella disintossicazione dalla nicotina, senza i danni causati dalla combustione. Per ogni svapatore queste sono parole ovvie, il fatto grave è che le istituzioni non hanno menzionato i vaporizzatori, se non accomunandoli ai prodotti del tabacco. Ogni tentativo di regolamentazione è stato volto ad evidenziare il potenziale economico di un nuovo prodotto altamente redditizio, visto che in meno di dieci anni, gli utilizzatori sono circa un milione in Italia, traguardo raggiunto senza operazioni pubblicitarie.
Dal punto di vista della salute, accomunando i vaporizzatori personali ai prodotti del tabacco, si è persa completamente la loro valenza di diretti antagonisti di sigari, pipe, sigarette o riscaldatori di tabacco, relegandoli a mero fenomeno commerciale da cui attingere introiti. Questo atteggiamento ha prodotto esattamente ciò che le istituzioni paventano: un interesse legato alla valenza del prodotto come mero bene di consumo, superficiale e totalmente scevro da ogni carattere terapeutico.
C’è chi parla di moda, chi di oggetti di transizione al fumo o alla cannabis, chi di attrazione per i minori. Nessuno valuta che i prodotti da fumo non sono sì acquistabili da un minore, ma nessuno vieta loro di fumare liberamente sul marciapiede davanti alla scuola. Tutti ciechi? O semplicemente, a nessuno verrà mai in mente di ridurre gli introiti derivanti dai prodotti da fumo, vietandone l’utilizzo ai minori, oltre che la vendita. La disinformazione, unita alla mancanza di informazione medico scientifica, continua a causare danni anche laddove questi non siano evidenti ai più. La corsa al risparmio, mutuata dalla minaccia sempre presente dell’aumento della tassazione e dalla consapevolezza che i prodotti sotto monopolio sono sempre tassati pesantemente, ha creato un mercato parallelo di prodotti di incerta provenienza all’interno di molti esercizi commerciali, spesso privi di autorizzazione alla vendita. A noi non resta che affidarci al lavoro delle forze dell’ordine preposte al controllo di tali attività e che hanno dimostrato di svolgere con solerzia i loro incarichi.
L’Anpvu si impegnerà in particolar modo a raggiungere tutti coloro che, lontani dai social network (in cui si parla spesso in maniera sommaria e fuorviante dei vaporizzatori personali) o troppo attratti dal modo in cui vengono rappresentati, non riescono ad avere un quadro chiaro e complessivo di cosa sia in realtà lo svapo per un fumatore. Ci impegneremo continuando a dialogare coi medici e cercando di veicolare la giusta informazione affidandoci ai canali preposti alla divulgazione scientifica con l’aiuto di figure specializzate e insisteremo a correggere la rotta mediatica che sta portando alla deriva l’informazione e sta creando una veste orpellosa e poco efficace nel riconoscimento del vero scopo che portò alla progettazione del primo vaporizzatore personale.
Ci auguriamo che in un futuro non troppo lontano, i vaporizzatori non verranno più confusi con altri prodotti (come ad esempio i riscaldatori) e non faranno parte nell’immaginario comune degli oggetti atti a fare uso di stupefacenti. Siamo grati a tutti coloro, che sempre più numerosi, ci hanno dato fiducia e continuano a farlo giornalmente appoggiando il nostro operato e dialogando direttamente con noi per il raggiungimento dell’obiettivo comune di vedere riconosciuto il valore terapeutico di un mezzo in grado di salvare molte vite in futuro e migliorare la qualità di chi, dopo anni di fumo, si trova a riconsiderare il valore della salute propria e di chi lo circonda.

(tratto dalla rivista Sigmagazine #19 marzo-aprile 2020)

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