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Evali, sigaretta elettronica scagionata: incidenza maggiore dove marijuana è illegale

Secondo una recente ricerca dell'Indiana University il maggior numero di casi si è verificato negli Stati che vietano la cannabis per uso ricreativo.

Uno studio appena pubblicato su Jama Network ha analizzato la diffusione di Evali – la malattia polmonare diffusasi negli Usa a partire dalla scorsa estate e per molto tempo erroneamente collegata alla sigaretta elettronica – negli Stati americani. E ha scoperto che la sua incidenza è stata maggiore in quei territori in cui la marijuana per uso ricreativo è illegale, mentre non c’è alcun rapporto con il tasso di utilizzatori di e-cigarette. Un tassello in più che scagiona l’uso convenzionale della sigaretta elettronica con nicotina e conferma come le morti e i decessi siano dovuti al mercato illegale di prodotti per la vaporizzazione alla cannabis, contenenti acetato di vitamina E.
I tre ricercatori, Coady Wing, Ashley C. Bradford e Aaron E. Carrol – tutti dell’Indiana University – hanno condotto una analisi trasversale su 51 Stati americani, incrociando i dati sui casi di Evali dei Centres for disease control (Cdc), la prevalenza degli svapatori e le normative in vigore sul consumo di cannabis. Negli Usa, infatti, la marijuana rimane proibita dalla legge federale, ma alcuni governatori hanno introdotto alcune misure di legalizzazione. Esiste così una mappa a pelle di leopardo, con Stati che ne ammettono l’uso sia per uso ricreativo che medico, altri solo medico e altri ancora che la vietano totalmente.
I risultati sono abbastanza eloquenti. Dove il consumo della marijuana è consentito per tutti gli usi, l’incidenza media della malattia è stata di 1,7 per milione di abitanti. È stata invece di 8,8 negli Stati in cui ne è ammesso solo l’uso medico e di 8,1 dove è vietata. Insomma, mentre negli ultimi due casi le differenze non sono sostanziali, dove l’uso della sostanza è legale ci sono stati 7,1 casi in meno di malattie polmonari. Il tasso medio dei vaper, invece – rileva lo studio – è sostanzialmente simile in tutti e tre i gruppi di Stati e non influenza il numero di malati. Tanto che gli autori affermano che “non vi è associazione fra la prevalenza dell’uso della sigaretta elettronica e i tassi di casi di Evali”.
Questi risultati, da una parte confermano che la malattia è stata causata davvero da prodotti di provenienza illegale, visto che l’incidenza è stata drammaticamente più bassa negli Stati in cui i consumatori potevano acquistare nelle rivendite autorizzate. Dall’altra dimostrano come la sigaretta elettronica con nicotina, il vaping, non aveva niente a che fare con la malattia. “I nostri dati – concludono gli autori dello studio – indicano che i casi di Evali si sono concentrati negli Stati in cui i consumatori non hanno accesso a rivendite autorizzate di marjuana per scopo ricreativo. Questa associazione non è indotta dalle differenze nell’uso dell’e-cigarette e i casi di evali non sono associati alla prevalenza dell’uso della sigaretta elettronica”.

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