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Germania, Ministero dell’ambiente: sigaretta elettronica utile per smettere di fumare

Una analisi dell'Ufficio federale per i beni ambientali tedesco apre alla sigaretta elettronica come strumento per ridurre il danno.

È importante incoraggiare i fumatori a smettere di fumare e, quando altri metodi falliscono, la sigaretta elettronica può essere lo strumento giusto”. A certificare quello che i più accurati studi scientifici ormai da tempo sostengono, ma che le autorità politiche spesso non hanno il coraggio di dire a chiara voce, è una analisi commissionata dall’Ufficio federale per i beni ambientali tedesco, l’Umweltbundesamt (Uba), la divisione del Ministero dell’ambiente preposta al supporto dell’informazione scientifica al governo. L’analisi è stata realizzata dall’istituto federale per la valutazione dei rischi, il Bundesinstitut für Risikobewertung (Bfr), ed è stato pubblicato sulla rivista Umid, edita dallo stesso Umweltbundesamt. Ha dunque tutti i crismi dell’ufficialità pubblica.
Il contributo è firmato da quattro ricercatori, Elke Pieper, Nadja Mallock, Peter Laux e Andreas Luch, e ha un titolo decisamente sobrio: “Rischi e benefici della sigaretta elettronica”. Dello stesso tenore è anche l’analisi sviluppata e il risultato cui gli autori giungono è tanto convincente in quanto espresso senza enfasi e retorica. Con oltre otto milioni di morti all’anno per malattie legate al tabacco, il fumo rappresenta una delle minacce più grandi per la salute, scrivono i ricercatori. La combinazione di terapie comportamentali e prodotti alternativi di somministrazione della nicotina costituisce un possibile aiuto a smettere. Ma questi metodi non sono adeguati a tutti i fumatori. “Per chi non riesce a smettere di fumare, la sigaretta elettronica è una nuova possibilità per assumere nicotina con minori sostanze dannose e avvicinarsi gradualmente all’obiettivo della cessazione”.
È l’attestazione di quanto importante possa essere la teoria della riduzione del danno nelle strategie per ridurre ancora il numero di fumatori nel mondo. E anche in Germania, dove le quote sono in calo da molti anni ma c’è ancora molta strada da fare. Una presa di distanza, e negli ambienti medico-scientifici tedeschi non è la prima, dalle posizioni assolutiste sostenute, tra gli altri, dall’Organizzazione mondiale della sanità, istituto che anche in questi tempi di coronavirus è tornato al centro di accuse e critiche per il suo operato non sempre trasparente nella fase iniziale cinese della pandemia.
Ma i ricercatori tedeschi si spingono anche più in là: “Prime ricerche mostrano che con la sigaretta elettronica il tasso di successo delle terapie di disassuefazione nei fumatori di lungo corso è doppio rispetto all’utilizzo di preparati sostitutivi della nicotina”. L’analisi è molto dettagliata, compresa la bibliografia sulla letteratura di settore a corredo che occupa undici pagine della rivista, e indugia sulle tecniche di funzionamento della sigaretta elettronica e sui tipi di e-cig oggi sul mercato, differenziando i prodotti e approfondendo la natura dei liquidi utilizzati, le sostanze che vengono inalate, la loro rischiosità per la salute. Un testo indirizzato anche ai non addetti ai lavori, nella speranza che possa aiutare pure i legislatori ad adottare le politiche appropriate in tema di tutela della salute. Viene sottolineato come i sondaggi compiuti abbiano dimostrato che la maggior parte dei consumatori di prodotti del vaping sia arrivato all’e-cig con l’obiettivo di ridurre o smettere di fumare. Chi non fuma non dovrebbe tuttavia avvicinarsi alla sigaretta elettronica. Con il consumo di liquidi contenenti nicotina, si corre il rischio di acquisire dipendenza.
Gli autori passano in rassegna gli studi più recenti compiuti dagli esperti negli ultimi anni. Scorrono nomi noti del settore della ricerca come Farsalinos, Hajek, Gillman, Hansen, Liu, Goniewicz. Si analizzano anche questioni controverse, fornendo dati e rimanendo fermi su un solido terreno scientifico: esistono studi che indicano una possibile correlazione fra utilizzo delle-cig e malattie polmonari, ma tali risultati sono dubbi perché i pazienti osservati erano anche fumatori o ex fumatori e non è stato possibile stabilire se la predisposizione alle malattie polmonari fosse dovuta al lungo periodo di fumatori. Su un punto, i ricercatori del Bfr sono chiari: l’ondata di malattie polmonari anche mortali negli Usa della scorsa estate-autunno erano dovute all’utilizzo di liquidi contenenti acetato di vitamina E, un prodotto illegale venduto sul mercato del contrabbando. Niente a che fare con il vaping legale. In Germania, infatti, in dieci anni di presenza dell’e-cig sul mercato “non è stato registrato alcun caso di avvelenamento mortale legato a un consumo regolare”.
Il saggio prende di petto anche alcune tesi smentite da ricerche empiriche, che tuttavia spesso trovano ancora spazio sui media. Come quella dell’effetto Gateway, secondo la quale l’e-cig costituirebbe per i giovani e per i non fumatori una pericolosa porta di ingresso verso il fumo. Una tesi che “non ha trovato conferma”, è scritto, mentre un primo studio sui comportamenti giovanili in Germania ha dimostrato che la sigaretta elettronica ha per i giovani un “carattere sperimentale” che non necessariamente si trasforma in un consumo regolare. La stessa cosa vale per i non fumatori. Sul vaping passivo, i ricercatori sostengono che, sulla base degli studi sinora condotti, non è possibile escludere completamente il rischio. Tuttavia esso è “molto ridotto” rispetto a quello del fumo passivo. Il consiglio fornito è quello di non consentire il vaping nelle aree non fumatori e negli altri ambienti chiusi in presenza di chi non fuma.
Gli autori riconoscono l’assenza di studi sugli effetti del vaping nel lungo periodo (l’e-cig è sul mercato da una decina di anni appena) e anche sulle aspettative legate alla riduzione del rischio. Ma sottolineano che, sulla base delle conoscenze sin qui acquisite, la comunità scientifica “concorda sulla minore dannosità del vaping rispetto al fumo”. Importante è che il passaggio dalle sigarette tradizionali a quelle elettroniche sia completo, senza passaggi intermedi: “altrimenti sarebbe un errore considerare l’e-cig come sicura”. Gli utilizzatori duali dovrebbero dunque al più presto passare dal fumo al vapore.
Una raccomandazione contenuta anche nella conclusione dell’articolo, dove si tirano le somme degli studi sin qui realizzati: “Il passaggio completo dal consumo di tabacco alla sigaretta elettronica può contribuire a ridurre i rischi per la salute. È tuttavia importante scegliere dispositivi e liquidi che riducano le sostanze nocive nell’aerosol”. Chi non fuma, farebbe invece meglio a rinunciare anche all’e-cig.

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