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Sigarette elettroniche, fra riduzione del danno e protezione dei minori

L'American Journal of Public Health fa dialogare posizioni diverse. Thomas Miller: contro il vaping si ricorre all'inganno.

Focus sulla sigaretta elettronica nell’edizione di giugno dell’American Journal of Public Health. Si tratta della rivista mensile peer-reviewed dedicata alla politica sanitaria e alla salute pubblica, curata dall’American public health association, l’organizzazione dei professionisti della salute pubblica americani, fondata nel 1872 da un gruppo di medici. Il dossier, nello specifico, è dedicato “all’approccio multisfaccettato – così definito sulla rivista – della Food and drug administration all”uso della e-cigarette fra i minori” e allo stesso tempo “alle prospettive del vaping come strumento di riduzione del danno”, anche con contributi da Paesi esteri.
Il dossier, curato da Nabarun Dasgupta della University of North Carolina e Steven Fiala della Portland State University, ospita tredici contributi di esperti del tobacco control, accademici, attivisti, funzionari sanitari e legislatori con visioni e opinioni anche molto diverse, con l’obiettivo “di facilitare il dialogo fra gli operatori di salute pubblica su questioni sanitarie emergenti”. E infatti, dopo l’intervento introduttivo del direttore del Center for tobacco products della Fda, Mitch Zeller, che fa il punto sulle disposizioni della sua agenzia per la protezione dei minori, si trovano diversi nomi noti del mondo favorevole alla riduzione del danno. Da Patrica Kovacevic di RegulationStrategies e Derek Yach, presidente dalla Foundation for a smoke free world, che mettono in guardia sulle conseguenze indesiderate del divieto sugli aromi, al professore dell’Università di Louisville Brad Rodu, che esplora la capacità stessa dell’Fda di scoraggiare i minori ad usare l’e-cig. Nel folto indice ritroviamo anche i canadesi Amelia Howard e David Sweanor delle univeristà di Waterloo e Ottawa e gli accademici australiani Alex Wodak e Colin Mendelsohn, che descrivono l’approccio del loro Paese alla riduzione del danno da tabacco, definendolo “ancora più fallace di quello americano”.
L’intervento che conclude l’interessante dossier è affidato a Thomas Miller, procuratore generale dello Stato dell’Iowa dal 1979 ad oggi, con una pausa di 4 anni fra il 1991 e il 1995 (quella dell’Attorney general è una carica elettiva), una personalità che abbiamo imparato a conoscere per le sue posizioni fuori dal coro sulla sigaretta elettronica. Miller parla di “dilemma sulla riduzione del danno”, in cui bisogna trovare un equilibrio fra ridurre il numero dei fumatori adulti e dissuadere l’iniziazione fra i minori. “Non si può trovare la risposta giusta – afferma – concentrandosi solo sui giovani o solo sugli adulti – in entrambi i casi si creeranno politiche cattive che danneggeranno gli americani. La Fda deve usare uno standard che tenga in considerazione i vantaggi o i danni sanitari dell’intera popolazione”.
Miller cita studi e ricerche che dimostrano come la sigaretta elettronica riduca drasticamente il danno da fumo e non causi il cancro. Lo strumento sta aiutando gli americani ad abbandonare il tabacco e infatti il tasso dei fumatori è passato dal 19,3% del 2010 al 13,7 del 2018. “Ma potremmo fare molto di più se abbracciassimo senza riserve la riduzione del danno”. Il procuratore dell’Iowa è d’accordo, troppi adolescenti usano l’e-cigarette. Ma è vero anche che questo corrisponde a un calo del numero dei fumatori fra gli stessi. “La verità – afferma – è che la sigaretta elettronica potrebbe stare sostituendo il fumo e non inducendo al fumo”. Secondo Miller bisogna prima di tutto applicare e far rispettare quelle norme che riguardano solo i minori e che, ricorda, hanno funzionato con le sigarette tradizionali: il divieto di acquisto per i minori di 21 anni, limitazioni al marketing mirato ai minori, campagne educative mirate.
Ma il dilemma, continua il procuratore, nasce quando si prendono misure che scoraggiano sia i minori che gli adulti e che, studi alla mano, produrranno un danno netto alla salute pubblica. “Perché – spiega – ci sono 34 milioni di fumatori adulti coinvolti e stiamo paragonando la morte e la dipendenza”. Nella campagna contro la sigaretta elettronica, Miller riconosce il ricorso all’inganno, che si articola più comunemente in tre modi: esagerare i danni del vaping; sostenere che le e-cig sono una porta d’ingresso al fumo tradizionale per i minori; negare il fatto che un numero importante di fumatori adulti sta passando alla sigaretta elettronica.
I motivi di questo atteggiamento sono spiegati nella amara conclusione dell’intervento. “Ad un incontro sulle e-cigarette – racconta Miller – un mio amico, di fronte alla domanda su come bilanciare gli interessi dei minori e degli adulti, ha risposto che dovremmo semplicemente ignorare gli adulti. Ci ho pensato. Sta dicendo che non gli importa di 34 milioni di americani, la metà dei quali morirà prematuramente se non smette. Questi 34 milioni di fumatori adulti rappresentano circa il 14% della popolazione adulta e sono sparpagliati in tutto il Paese. La maggior parte di loro è a reddito medio o basso, non ha un’istruzione universitaria, vive nel sud o nel midwest e combatte con altri problemi sanitari o economici. Ignorare queste persone non rientra nella mia concezione degli Stati Uniti. Ignorare questi americani, guardandoli dall’altro in basso, sta distruggendo il tessuto della nostra democrazia. E il mio partito politico, il Partito democratico, sta pagando un prezzo enorme perché lo fa o perché sembra che lo faccia”.

 

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