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Decreto Rilancio: in bozza anche rinvio versamento tassa sigarette elettroniche

In attesa della pubblicazione del testo annunciato dal premier Conte, anticipiamo le misure che potrebbero riguardare le aziende della filiera del vaping.

Per adesso i suoi contenuti sono conosciuti soltanto dal premier Conte e dai suoi ministri. Perché il testo approvato in CdM non è ancora stato reso pubblico. Il decreto Rilancio rimane dunque ancora nei cassetti di Palazzo Chigi, seppure nel pomeriggio di ieri sia trapelata una bozza (la terza) che dovrebbe essere a grandi linee quella definitiva. Nelle 500 pagine (articoli e relazione tecnica) sono inseriti innumerevoli provvedimenti, nelle cui pieghe occorrerà spulciare ulteriormente per scoprire eventuali cavilli o differenze tra la presentazione e la realtà. Al momento ci si può affidare soltanto alle cifre annunciate ieri dall’esecutivo. Una volta reso pubblico, a disposizione cioè dei cittadini e della stampa, dovrà comunque passare al vaglio del Parlamento dove ad attenderlo ci saranno montagne di emendamenti dell’intero arco parlamentare.
Tre i provvedimenti che, se confermati, riguardano direttamente le aziende legate alla filiera della sigaretta elettronica.
Si parte dalla sospensione del versamento dell’imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione. Non significa che è stata cancellata ma che i depositi fiscali potranno versare entro il 31 ottobre quanto dovuto per i mesi di aprile e maggio “ferma restando la necessità di procedere alle rendicontazioni nei termini previsti“. La relazione tecnica spiega la ratio dell’articolo: “La richiesta di proroga non nasce tanto dall’aggravio fiscale in sé – per i prodotti in questione e in particolare per i tabacchi lavorati, i soggetti obbligati vendono ai rivenditori al dettaglio ad un prezzo già comprensivo degli oneri fiscali che quindi dovrebbero essere già acquisiti dal soggetto obbligato al riversamento – quanto dalla difficoltà eventuale di reperire liquidità; infatti le norme consentono già ordinariamente l’utilizzo di fidi e la situazione di emergenza, unitamente alla necessità di consentire il rifornimento degli esercizi di vendita, può aver condotto ad anticipazioni di cassa da parte dei soggetti obbligati con difficoltà di recupero delle somme e conseguentemente di pagamento del dovuto entro i termini previsti“. La misura è stata introdotta a seguito dell’approvazione di un ordine del giorno richiesto dalla federazione dei tabaccai.
Le imprese potranno invece richiedere contributi a fondo perduto a seconda dei ricavi e del minor fatturato. L’impresa che ne fa richiesta deve avere registrato nel mese di aprile 2020 un calo dei ricavi di almeno un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Per definire l’entità del sussidio occorre prima di tutto verificare lo scaglione di appartenenza: i 6 miliardi di euro stanziati dal governo si fonda su un calcolo che applica una percentuale alla differenza tra i ricavi registrati nel mese di aprile 2020 e quelli dello stesso mese dell’anno precedente. Le tre soglie prevedono una percentuale del 20 per cento per le aziende che nel 2019 hanno avuto un fatturato inferiore a 400 mila euro, del 15 per cento per le imprese con fatturato da 400 mila euro a un milione, e del 10 per cento con ricavi da un milione a 5 milioni. Ad esempio, prendiamo il caso un’azienda che nel 2019 ha fatturato 350 mila euro e nel mese di aprile dello stesso anno avesse incassato 32 mila euro: rientrerebbe nella fascia di aiuti pari al 20 per cento. Per capire a quanto ammonta la cifra occorre sottrarre l’incasso 2020 da quello 2019. Nel nostro caso rimangono 27 mila euro. Questa è la somma su cui calcolare il 20 per cento di sussidio. L’azienda XY avrà dunque dallo Stato 5.400 euro a fondo perduto.
Sono previsti, inoltre, crediti d’imposta sui contratti d’affitto. Per ottenerli occorre dimostrare di avere subìto una flessione dei ricavi di almeno il 50 per cento rispeto allo stesso mese di riferimento del 2019. Il beneficio è pari al 60 per cento del canone mensile versato nei mesi di marzo, aprile e maggio. L’agevolazione scende al 30 per cento in caso di affitto d’azienda. Ne possono fruire i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro.

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