L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Report-Polosa, la cultura del sospetto trionfa in prima serata

Gettate ombre sulla professionalità del professore catanese. Ma applicando lo stesso ragionamento si dovrebbe pensare che dietro il servizio si nascondano altre "spinte".

Nell’epoca dei social media e della comunicazione liquida, dove chiunque può lanciare nell’etere un’accusa salvo poi nascondere le mani sotto la tastiera, ha fatto molto discutere l’inchiesta-indagine televisiva trasmessa da Report dello scorso lunedì 25 maggio. Il team giornalistico ha voluto vederci chiaro sugli eventuali rapporti “Stato-Philip Morris”, anche in virtù dello sconto fiscale di cui giova il prodotto di punta della multinazionale, il riscaldatore di tabacco Iqos. La tesi di fondo è che il prodotto in questione non può e non deve rientrare tra gli strumenti di riduzione del danno da fumo. Per dimostrarlo, i giornalisti hanno intervistato alcuni medici e ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità e il vicepresidente di British American Tobacco Italia; a Philip Morris invece è stata data voce attraverso la lettura di uno scambio di e-mail tra la redazione e il responsabile della comunicazione della multinazionale biancorossa a partire dalla metà di marzo (appuntatevi questo periodo perché è importante).
La minore tossicità dei prodotti a tabacco riscaldato è stata dimostrata da varie ricerca scientifiche. Ma anche se non ve ne fossero, dovrebbe essere il buon senso a prevalere: se non esiste la combustione dovrebbe essere ragionevole pensare che non ci siano le tossine e le criticità conseguenti. Ovviamente si parla di fumo, perché le ricariche contengono pur sempre tabacco, ma in una scala di tossicità dovrebbe essere lampante che i riscaldatori si pongano un gradino sotto le sigarette tradizionali. E, secondo lo stesso criterio, due gradini sopra le sigarette elettroniche.
Il servizio televisivo ha però voluto gettare anche un’ombra sull’attività di ricerca del Coehar, il centro di ricerca facente capo all’Università di Catania, fondato e diretto dal professor Riccardo Polosa. Nonostante la troupe abbia girato circa tre ore di immagini, la redazione ha scelto di mandare in chiaro soltanto un breve momento della conversazione con Polosa, oltretutto ripreso fuori onda. Non si è visto nulla dei laboratori, delle attrezzature, dell’esperimento comparativo tra tabacco, tabacco riscaldato e sigarette elettroniche che invece aveva caratterizzato la visita dei giornalisti nel centro catanese. Tutto questo per gettare un’ombra sull’operato di Polosa. Avendo il Coehar ricevuto una donazione dalla Foundation For Smoke Free World e quest’ultima da Philip Morris, il sillogismo sarebbe presto fatto: il Coehar è espressione di Philip Morris. Non sta a noi difendere Riccardo Polosa, che peraltro a livello dialettico è quasi imbattibile da chiunque. Ma utilizzando lo stesso ragionamento allora si potrebbe pensare che la trasmissione di Report sia stata confezionata per ricambiare un favore ricevuto dalle istituzioni di sanità pubblica. Non lo diciamo, ma potremmo sospettarlo, così come Report è legittimata a sospettare di Polosa.
Lo scorso 31 marzo, con molta enfasi mediatica, il finanziere George Soros ha annunciato voler donare 1 milione di euro alla città di Milano per sostenere la sanità pubblica. Contributo elargito dalla Open Society Foundation di cui il magnate di origini ungheresi è a capo. Nei giorni precedenti era stata avviata la richiesta di intervista con i vertici di Philip Morris. Report, insieme ad altri dodici media internazionali coordinati dal Consorzio di giornalismo investigativo OCCRP, partecipa al progetto Blowing Unsmoke, i cui risultati sono stati trasmessi lo scorso lunedì sotto forma di inchiesta giornalistica come più volte è stato detto dal conduttore in studio e riportato anche sul sito della trasmissione televisiva. Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) è un’organizzazione giornalistica non-profit fondata nel 2006 come un “consorzio di centri di giornalismo investigativo, media e giornalisti indipendenti che operano in Europa orientale, nel Caucaso, in Asia Centrale, America Latina e Africa”. OCCRP è uno dei primi “esempi professionali di collaborazione giornalistica investigativa transazionale gestito da un’organizzazione non-profit, un approccio che sta guadagnano riconoscimenti crescenti negli Stati Uniti e anche in Europa”. Quindi, giornalisti indipendenti che, senza fini di lucro, si mettono al servizio della verità senza secondi interessi. Omettendo però di dire che tra i loro maggiori sostenitori appare proprio Open Society Foundation, la fondazione di George Soros. Seguendo il ragionamento da loro stessi applicato a Polosa e Philip Morris, si potrebbe dunque dedurre che il servizio di Report sia stato commissionato da George Soros, già detentore di partecipazioni nell’industria farmaceutica, nonché emerito collaboratore e sostenitore dell’Organizzazione mondiale di sanità. E se si pensa che quest’ultima detta le linee guida all’Istituto superiore di sanità, ecco che il complotto è bello e servito.
Ma, appunto, di complotto, sospetti e illazioni certamente si tratta. Così come crediamo nella correttezza dei giornalisti di Report, così crediamo nella correttezza della ricerca scientifica eseguita con metodi replicabili e realistici, sia essa svolta dal sistema sanitario pubblico, sia essa svolta dall’impresa privata.

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