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Australia, sigaretta elettronica con nicotina solo con prescrizione medica

Dura reazione di Athra: decisione antiscientifica e immorale, vaper costretti a tornare al tabacco o a rivolgersi al mercato nero.

Rischia di farsi ancora più dura la vita dei vaper australiani e di tutti coloro che si sono rivolti alla sigaretta elettronica per smettere di fumare, o che avrebbero potuto farlo in futuro. Una proposta del governo, infatti, vuole proibire “l’importazione di sigarette elettroniche contenti nicotina da vaporizzare (sia in forma di soluzione liquida che di sali) e ricariche contenti nicotina, a meno che non siano prescritte da un medico”. La proposta verrà sottoposta al Governatore generale del Consiglio, che è il rappresentante della corona britannica in Australia. Si tratta, però di un passaggio poco più che formale, visto che i poteri del Governatore sono principalmente onorifici e solitamente si limita a ratificare le decisioni dell’esecutivo in carica.
La vendita dei liquidi per sigarette elettroniche contenenti nicotina è già vietata in Australia, unico caso fra i Paesi di cultura anglosassone. E, nonostante l’acceso dibattito promosso in questi anni dai sostenitori della riduzione del danno da tabacco, il ministro della salute Greg Hunt rimane fra i più strenui oppositori del vaping. I consumatori, però, fino ad oggi potevano importare dall’estero i prodotti con nicotina per uso personale. Dal primo luglio prossimo, molto probabilmente, questo non sarà più possibile e i trasgressori saranno sanzionati con multe che arriveranno ai 222 mila dollari per unità. L’unico modo che gli svapatori avranno per continuare ad utilizzare lo strumento di riduzione del danno, sarà quello di farselo prescrivere da un medico.
Ma anche in questo caso la procedura da seguire sembra fatta apposta per rendere la vita difficile al consumatore, perché nemmeno il quel caso egli potrà direttamente ordinare i prodotti che gli servono. Dovrà essere il medico, o in alternativa il farmacista, a incaricarsi di tutti i passi burocratici. Prima di tutto, dovrà registrarsi sul sito della Therapeutic Goods Administration (Tga), l’agenzia del farmaco australiana, e chiedere una specifica autorizzazione per prescrivere la sigaretta elettronica. Una volta ottenuta, il medico potrà prescrivere lo strumento. Dopo questo passo, il medico dovrà richiedere il permesso di importazione all’Office of Drug Control, allegando l’autorizzazione della Tga. Alternativamente, il medico potrà gestire l’importazione attraverso una farmacia o un import export che sia registrato presso l’Ufficio di controllo delle droghe.
Insomma, una procedura che complicherà la vita non solo agli svapatori, ma anche a medici e farmacisti che, presumibilmente, saranno disincentivati a prescrivere l’e-cigarette ai loro pazienti fumatori. La giustificazione di questa regolamentazione, spiega il governo, è – manco a dirlo – la protezione dei minori, in ossequio del massimo principio di precauzione. “Prove scientifiche suggeriscono – si legge nel testo della proposta – che l’uso della sigaretta elettronica da parte dei minori non fumatori li spinge verso il fumo nel futuro” e si cita l’esempio degli Usa. In realtà, nessuno studio ha mai stabilito un nesso di causalità fra le due cose e anzi molti lo smentiscono, ma l’esecutivo australiano non sembra preoccuparsene. “Se non facciamo niente, anche i minori australiani saranno a rischio”, specificando che le altre terapie sostitutive a base di nicotina come spray, cerotti e gomme rimarranno disponibili.
E non solo quelle, sottolinea l’Australian Tobacco Harm Reduction Association (Athra). Anche le sigarette a tabacco combusto, rimarranno dove sono sempre stare, cioè negli scaffali, senza che sia necessaria alcuna prescrizione medica per acquistarle. L’Athra parla di un divieto de facto che ignora le evidenze scientifiche e va a colpire soprattutto le fasce di popolazione più svantaggiate, dove si registrano tassi di fumatori più alti. “È antiscientifico e irrazionale – commenta il dottor Colin Mendelsohnvietare la nicotina da svapare, che è un’alternativa molto più sicura per i fumatori, mentre si permette che le sigarette a tabacco combusto restino ampiamente disponibili”. Athra prevede, infatti, che molti svapatori non avranno scelta, se non quella di tornare a fumare o di ricorrere al mercato illegale e non regolamentato. “È moralmente sbagliato – conclude Mendelsohn – che il governo neghi ai fumatori l’accesso a una alternativa che migliorerebbe la loro salute, sulla base di preoccupazioni esagerate e ingiustificate”.

 

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