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Sigarette elettroniche, l’effetto boomerang delle campagne antivaping

Secondo un rapporto del Competitive Enterprise Institute, in Usa il vaping fra i minori è aumentato proprio a causa degli errati sforzi di dissuasione.

I messaggi delle campagne contro la sigaretta elettronica promosse dal governo, dagli attivisti antifumo e dai media hanno avuto un effetto boomerang. Il vaping fra i minori non è aumentato nonostante l’intensificarsi di messaggi contro l’e-cigarette, ma a causa di esso”. Dati alla mano, questa è la tesi che Michelle Minton, senior fellow del think tank americano Competitive Enterprise Institute, illustra in un rapporto appena pubblicato e dal titolo molto eloquente “Perverse Phsycology: how anti-vaping campaigners created the youth vaping epidemic” (Psicologia Perversa: come le campagne contro il la sigaretta elettronica hanno creato l’epidemia del vaping fra i minori). In realtà è noto che bisogna stare molto attenti quando si fanno campagne tese alla dissuasione di alcuni comportamenti, specialmente se sono indirizzate a una fascia di età particolarmente incline al rischio o alla ribellione, come quella dei minori. Il pericolo è che si crei un’aura di proibito intorno a un prodotto, finendo per attirare su di esso l’attenzione e, in ultima analisi, di incentivarne l’uso.
Secondo Minton è proprio quello che è successo negli Stati Uniti, dove fra il 2015 e il 2016 il vaping fra i minori era fortemente diminuito per poi crescere nuovamente nel 2018. Perché questo è accaduto? Secondo l’autrice la colpa di una serie di campagne multimilionarie contro il vaping, che riporta dettagliatamente nel suo lavoro. “Per esempio – cita – la pubblicità del 2016 fatta dalla Food and Drug Administration intitolata “Don’t get hacked”, giocava con le immagini teenager che svapavano con una colonna sonora inquietante da film horror. A un certo punto, una giovane donna entra in un vicolo buio per usare la sigaretta elettronica. Rischioso, cinematografico, figo!”. Secondo Minton queste campagne sono controproducenti, perché si basano su tecniche sbagliate, che sono: fare richieste esplicite sui comportamenti; aumentare la consapevolezza su prodotti o comportamenti che prima non esistevano; far sembrare più attraente un prodotto o un comportamento; o dipingere il comportamento come comune o “normale”.
L’autrice del rapporto è convinta che “le sigarette elettroniche abbiano il potenziale per salvare e migliorare miliardi di vite entro il prossimo secolo” e infatti “i Paesi che hanno adottato queste alternative a danno ridotto stanno già vedendo i benefici in termini di diminuzione dei fumatori, delle malattie e delle morti fumo-correlate”. Ma – continua – non è il caso degli Usa, dove gli attivisti anti-tabacco “hanno intensificato gli sforzi per calunniare e proibire questi prodotti potenzialmente salvavita”.
All’inizio – ricorda Minton – hanno addotto la mancanza di evidenze sulla loro sicurezza come giustificazione per limitarne la disponibilità. Dopo che la relativa sicurezza del prodotto era stata confermata da ripetuti studi osservazionali e tossicologici, hanno cambiato tesi, sostenendo che, sebbene meno dannose, le sigarette elettroniche non erano efficaci per smettere di fumare. Anche questo argomento si è rivelato pretestuoso, perché le sigarette elettroniche hanno contribuito ad accelerare il declino del fumo e del tasso dei fumatori, che oggi è ai minimi storici. Incapaci di legittimare il loro scopo con prove scientifiche, i nemici del vaping si sono rifiugiati in quella che è invariabilmente l’ultima risorsa di tutte le crociate morali: la paura per il benessere dei minori”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Michelle Minton è dell’opinione che, per contrastare il vaping fra i minori, occorra un cambio di strategia. Bisogna indirizzare la comunicazione agli adulti, fornendo al pubblico informazioni accurate e non senzionalistiche sui rischi relativi degli strumenti senza combustione rispetto alle forme combustibili di tabacco e nicotina. Ricordando, come fa l’autrice, che il fumo uccide circa la metà di chi conserva l’abitudine per tutta la vita, mentre si stima che le sigarette elettroniche riducano il danno del 95 per cento. “Gli attivisti della salute – conclude l’autrice – dovrebbero incoraggiare i fumatori che non riescono a smettere, a passare a un prodotto che somministra la nicotina senza la combustione”.

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