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Decreto Rilancio: si scrive sigaretta elettronica ma si legge tabacco riscaldato

Gli emendamenti propongono di aumentare l'accisa sul tabacco riscaldato. Eppure la grande stampa - e alcuni gruppi di pressione - continuano (volutamente?) a far confusione con le sigarette elettroniche.

Auamentare l’accisa sul tabacco riscaldato – e non sulle sigarette elettroniche come invece viene riportato dagli organi di stampa, ndr – per recuperare fondi da destinare alla sanità pubblica, in particolare alla nascitura rete infermieristica d’assistenza territoriale. A chiederlo sono una decina di emendamenti al Decreto Rilancio presentati da tutti i gruppi parlamentari ad eccezione della Lega. Le richieste fanno seguito all’interrogazione presentata dalla senatrice Binetti lo scorso mese di dicembre. La pressione è nata su spinta di Cittadinanzattiva che, insieme a oltre 70 fra organizzazioni civiche, associazioni di pazienti, federazioni e ordini professionali, società scientifiche e rappresentanti del mondo delle imprese, hanno previsto la realizzazione di Piani regionali pluriennali per il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, finanziati di fatto con le accise sul tabacco riscaldato. Il progetto trova l’appoggio anche di Cia-Agricoltori Italiani: “Così l’infermiere“, si legge in una nota dell’associazione, “potrà diventare la figura di riferimento per sviluppare i servizi territoriali, al fine di salvaguardare lo stato di salute dei cittadini”. Tra l’altro, le accise sul tabacco riscaldato, secondo Cia “a oggi molto più basse in virtù di una presunta minor dannosità che non ha riscontri scientifici”, creano “uno squilibrio nel mercato dei tabacchi lavorati”. Il tabacco riscaldato beneficia di uno sconto fiscale pari al 75% rispetto al tabacco tradizionale da combustione. Per la verità, il rischio ridotto dei riscaldatori di tabacco è ormai assodato. Quantomeno dalla logica: laddove non esiste combustione, non esistono le tossicità che ne derivano. Non a caso la sigaretta elettronica ha un potenziale di rischio ancora maggiormente ridotto.
Appare quantomeno strano che gli operatori agricoli della filiera del tabacco chiedano di tassare il loro prodotto più prezioso, proprio quella pianta che consente loro di vivere e sopravvivere. Il timore è che dietro la richiesta di Cittadinanzattiva, sostenuta anche da una parte dei coltivatori, ci sia stato un intervento esterno volto a svantaggiare fiscalmente quello che – nei fatti ma non nella forma – può essere considerato oggi il monopolista del mercato del tabacco riscaldato. Che, però, lo ribadiamo, non riguarda il mondo dei liquidi da inalazione ma soltanto il tabacco destinato al riscaldamento.

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