Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Lotta al fumo, la richiesta degli esperti: “Agevolazioni fiscali e sanitarie per prodotti senza combustione”

Docenti e medici in sessione virtuale del Global Forum on Nicotine chiedono ai governi sostegno e diffusione di sigarette elettroniche, riscaldatori e snus.

Una edizione virtuale che ha avuto decine di migliaia di contatti. Paradossalmente, è stato il miglior spot anti fumo che si potesse fare. E non solo in periodo post emergenza da Covid-19. Tra ieri e l’altro ieri i massimi esperti di politiche sanitarie e ricerca antitabagica si sono confrontati nel corso del Global Forum on Nicotine che tradizionalmente si tiene a Varsavia. La formula virtuale ha invece consentito anche a tutti coloro che non hanno mai avuto la possibilità di assistere dal vivo ai lavori polacchi di essere presenti e interagire con le decine di esperti.
L’Italia è stata rappresentata da Riccardo Polosa, il medico catanese fondatore e coordinatore del Coehar, il centro d’eccelenza di ricerca sulla riduzione del danno da fumo. Nel prossimo numero della rivista cartacea di Sigmagazine pubblicheremo ampi stralci del suo intervento che, lo anticipiamo, ha trattato della relazione tra la nicotina e il Covid-19. Particolarmente suggestivo il tema generale del Forum: “Nicotina: scienza, etica e diritti umani”, nella prospettiva di aiutare gli oltre 1,1 miliardi di fumatori nel mondo, “ad accedere a prodotti a base di nicotina più sicuri e adeguatamente regolati, come le sigarette elettroniche, per smettere quando hanno difficoltà ad accedere alle terapie“.
Gli sforzi per la lotta al tabagismo condotti da agenzie internazionali come l’Oms hanno abbassato i tassi globali di fumo, sebbene resti ancora molto da fare – si legge nella nota riepilogativa firmata dal Gfn20 – L’80% dei fumatori nel mondo vive in Paesi a basso e medio reddito, ovvero quelli meno in grado di attuare misure di controllo del tabacco e con i sistemi sanitari meno in grado di far fronte al peso delle malattie legate al fumo. Laddove disponibili e convenienti, i prodotti più sicuri a base di nicotina come i vaporizzatori, i prodotti a base di tabacco riscaldato e lo snus (tabacco da masticare) offrono ai fumatori più opzioni per abbandonare le sigarette“.
Secondo Gerry Stimson, direttore del Global Forum on Nicotine e professore emerito all’Imperial College di Londra, “la riduzione del danno da tabacco è una buona pratica di salute pubblica. Si concentra infatti sui fumatori e sulle persone che sono passate a una valida alternativa alle sigarette. Inoltre promuove e incoraggia il cambiamento. La riduzione del danno da fumo non è antitetica al controllo del tabagismo, dovrebbe farne parte. Ma c’è una visione miope su queste strategie. Sono circa dieci anni che i prodotti senza combustione sono apparsi nel mercato ma non possiamo davvero aspettare altri cinquanta anni perché questi prodotti sostituiscano completamente le sigarette. Dobbiamo trovare delle modalità per accelerare questo processo perché con 7 milioni di persone che muoiono ogni anno per malattie fumo-correlate, che corrispondono al triplo dei morti causati da Hiv, tubercolosi e malaria, questo rappresenta un enorme problema di salute pubblica“.
I consumatori – ha aggiunto David Sweanor, del Center for health law, policy and ethics dell’Università di Ottawa – devono essere agevolati nel passaggio ai prodotti senza combustione. Immaginiamo cosa accadrebbe se le persone avessero accesso a una vasta gamma di alternative a basso rischio rispetto alle sigarette e se potessero ottenere informazioni sul rischio relativo e se potessero essere spinti verso tali opzioni attraverso una regolamentazione intelligente e proporzionata al rischio. La tassazione è fondamentale per incoraggiare questi comportamenti anche perché la variabile del prezzo incide molto sul comportamento del fumatore. Sono stato coautore di numerosi studi su questo tema, che indicano la necessità di una tassazione differenziata anche sulla base del rischio dei prodotti. Non c’è dubbio che le sigarette debbano essere tassate di più rispetto ai prodotti meno dannosi“. In questo caso è stato ricordato al professore che l’Italia è un Paese virtuoso: fatta 100 la tassazione del tabacco, quella sui prodotti senza combustione è compresa tra 10 (liquidi senza nicotina) e 20 (liquidi con nicotina e tabacco da riscaldare).
Clive Bates, ex direttore dell’Action on Smoking and Health inglese durante il mandato di Tony Blair, non ha risparmiato aspre critiche alla massima espressione sanitaria del mondo, l’organizzazione mondiale di Sanità. “L’Oms è una organizzazione irresponsabile che non si assume la responsabilità di risolvere il problema della riduzione del danno da tabacco – ha detto Bates – Su alcuni temi lascia autonomia agli Stati con risultati scoraggianti visto il numero di fumatori che vi sono ancora al mondo; su altri, come quelli delle alternative meno dannose alle sigarette, non si assume il rischio di decidere e non attua politiche forti per mettere fine alle sigarette, ma osteggia i nuovi prodotti a rischio ridotto. Molti Stati si stanno muovendo in autonomia come la Nuova Zelanda, l’Inghilterra o gli Usa ma non possono venire osteggiati se prevedono l’uso di queste alternative nella lotta al fumo. Le politiche pubbliche dovrebbe essere incentrare sulla salvaguardia della salute e in questo caso la salute dei fumatori”.

Articoli correlati