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Sigaretta elettronica e Tpd, normativa promossa a metà dai consumatori

Grande apprezzamento per le regole sulla sicurezza dei liquidi, critiche per le limitazioni sulla capacità di flaconi e atomizzatori.

Tpd promossa a metà per i consumatori di sigarette elettroniche. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori della britannica University of East Anglia che ha analizzato l’impatto, le reazioni e le riflessioni per il futuro degli utenti sulla parte della Direttiva europea sui prodotti del tabacco che si applica alle sigarette elettroniche. Il lavoro, intitolato “A qualitative exploration of consumers’ perceived impacts, behavioural reactions, and future reflections of the Eu Tobacco Products Directive (2017) as applied to electronic cigarettes”, è stato pubblicato su Sage Journals. Fra gli autori, coordinati dalla dottoressa Emma Ward della Norwich Medical School dell’università, troviamo altri nomi noti della ricerca sul vaping, come Lynne Dawkins e Caitlin Notley della stessa scuola di medicina.
Le interviste sono state condotte fra marzo del 2018 e lo stesso mese del 2019 su 160 vaper maggiorenni e residenti nell’Unione europea, che avevano usato la sigaretta elettronica per smettere di fumare. La maggior parte di essi, 133, era residente nel Regno Unito; l’86,9% (139) utilizzava l’e-cigarette astenendosi completamente dal tabacco; 10 degli intervistati erano, invece, tornati alle sigarette tradizionali (4 di questi erano utilizzatori duali), mentre 11 avevano smesso sia con il fumo che con la sigaretta elettronica.
Ma veniamo ai risultati del lavoro. La prima cosa che notano gli autori è che una parte consistente dei consumatori (il 28,7%) non era a conoscenza dell’esistenza della Tpd, né degli obblighi che essa prevede. Alcuni utilizzatori, infatti, chiedevano regole che sono già previste dalla Direttiva e applicate dai produttori. Ad ogni modo, la misura che incontra maggiormente il favore degli svapatori è l’obbligo di elencare gli ingredienti sui flaconi dei liquidi per inalazione, una cosa che ha dato sicurezza e la possibilità di esercitare una scelta informata ai consumatori.
Parere in parte positivo anche per le disposizioni che riguardano l’hardware, che però hanno costretto molti che non usavano prodotti a norma a fare nuovi acquisti. Tutti felici perché le aziende si sono dovute impegnare a produrre atomizzatori a prova di perdita, semplificando non poco la vita agli utilizzatori. Meno comprensibile, invece, la limitazione della capacità degli atomizzatori a 2 ml. Secondo molti intervistati questo non fa svapare meno, ma costringe semplicemente l’utente a ricaricare più volte il tank, rendendo tutto più complicato, soprattutto per i nuovi utenti, cioè i fumatori che intendono ridurre il rischio con la sigaretta elettronica.
I partecipanti allo studio sono stati molto critici anche sulla norma che impone di vendere gli e-liquid in flaconi che non superino i 10 ml, che costringe a portarsi dietro una maggiore quantità di bottigliette. Le preoccupazioni degli utenti, però, non riguardano solo la scomodità ma anche la maggiore quantità di rifiuti in plastica che vengono prodotti. “Per l’ambiente – ha commentato un intervistato – è un passo indietro”. Molti degli intervistati, poi, giudicano troppo basso anche il limite alla concentrazione di nicotina nei liquidi, che la Tpd impone entro i 20 mg/ml. Sebbene nessuno lamenti di essere tornato a fumare per questa norma, i contrari temono che la concentrazione possa non essere sufficiente per i forti fumatori che vogliono passare alla e-cigarette. Critiche anche per l’obbligo di apporre l’etichetta “contiene nicotina” anche sui liquidi a zero o sull’hardware. giudicato “insensato e fuorviante”.
La Tpd ha indotto anche dei cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, almeno di quelli che ne erano a conoscenza. Molti hanno fatto scorte di basi con nicotina ad alta concentrazione, prima che la direttiva entrasse in vigore, e si sono preparati i liquidi in casa; altri si sono accaparrati gli shot di nicotina; altri ancora, invece, hanno comprato da Paesi extra Ue, soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Cina, prodotti non conformi, soprattutto atomizzatori più grandi e liquidi con nicotina superiore ai 20 mg/ml.
Insomma, concludono gli autori “i consumatori apprezzano i cambiamenti normativi che danno loro la possibilità di scelte informate (come la lista degli ingredienti) e che tutelano la sicurezza (la regolamentazione del contenuto dei liquidi). Hanno invece reagito negativamente ai cambiamenti che causano scomodità e rifiuti in plastica (la minore capacità dei flaconi di e-liquid, degli atomizzatori e delle cartucce)”. Secondo questa analisi in futuro la normativa dovrebbe concentrarsi sulla sicurezza dei prodotti, senza imporre ulteriori limitazioni, mentre sarebbe particolarmente importante sia per i vaper che per i fumatori – conclude lo studio – dare maggiore pubblicità all’esistenza della normativa stessa, che garantisce e tutela l’utilizzatore.

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