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Medici e sigaretta elettronica: 3 su 10 la consigliano ma serve più formazione

Lo rileva uno studio condotto da Fabio Beatrice, Johann Rossi Mason e Giuseppina Massaro.

Tre medici su dieci ritengono che le sigarette elettroniche siano strumento efficace per la cessazione del fumo, ma la conoscenza è ancora limitata. Servono maggiore formazione sulla riduzione del rischio e interventi mirati alla cessazione. Lo rileva uno studio pubblicato su HSOA Journal of Community Medicine and Public Health Care che sottolinea il ruolo della riduzione del rischio in maniera trasversale in medicina. Lo hanno firmato Fabio Beatrice, responsabile del Centro anti fumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, la giornalista scientifica Johann Rossi Mason e la psicologa Giuseppina Massaro. Per gli esperti la gestione dei profili di rischio é parte integrante dell’arsenale medico che non mira ad un risultato definitivo (spesso non raggiungibile) ma punta alla riduzione dei comportamenti che interferiscono con alcune patologie. Duecentocinquantasei operatori sanitari europei italiani (26,7%), spagnoli (16,9%) e portoghesi (16,5%) hanno completato una survey online tra aprile e ottobre 2018. Solo il 20,1% aveva ricevuto un training specifico sulla cessazione. “L’argomento della riduzione del rischio o dell’alternativa terapeutica – evidenzia Beatrice – appare come un tabù per il tabagismo e i medici appaiono divisi. Le nuove tecnologie del fumo digitale che mirano ad una riduzione di erogazione dei prodotti della combustione incontrano difficoltà ad essere accettate. Nel timore che il fumo alternativo possa fare male si continua a lasciare che 12 milioni di persone fumino sigarette responsabili di oltre 80 mila decessi ogni anno”. Per la giornalista scientifica Johann Rossi Mason va poi considerato “un errore cognitivo, dato dal fatto che il tabagismo non provoca una morte improvvisa, ma un danno lento e progressivo che quasi mai rimane iscritto nei certificati di morte“.

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