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Salute, Zampa: “I riscaldatori di tabacco non riducono i danni del fumo”

Rispondendo a una interrogazione, il sottosegretario ha chiesto maggiori dati scientifici sui nuovi prodotti del tabacco, ripetendo l'ormai solito mantra: "Gli studi devono però essere indipendenti".

Una interrogazione per conoscere gli eventuali danni alla salute arrecati dai prodotti del tabacco, riscaldatori e sigarette elettroniche compresi. È stata presentata dai parlamentari Andrea Cecconi (Maie) e Giorgio Silli (Misto). La risposta del governo è stata affidata alla sottosegretaria alla salute Sandra Zampa (Pd). Ed è stato un vero attacco frontale ai riscaldatori e, in particolar modo all’azienda Philip Morris che si è vista respingere dall’Istituto superiore di sanità il riconoscimento della “riduzione delle sostanze tossiche del prodotto“.
Questo l’intervento in aula del sottosegretario Sandra Zampa. “Il consumo di prodotti del tabacco (da fumo e non da fumo) è tuttora nel nostro Paese la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile. La prevenzione e la cura del tabagismo sono obiettivi prioritari da perseguire attraverso interventi normativi, attività di educazione e promozione della salute, sviluppo di metodologie e farmaci per favorirne la cessazione e per ottenere una progressiva diminuzione dei consumi, la riduzione della prevalenza dei consumatori e la conseguente riduzione delle gravissime patologie correlate. Sebbene nel tempo il calo dei fumatori sia quasi raddoppiato – passando da una diminuzione di circa lo 0,7 per cento annuo tra il 1993 e il 2003 all’1,3 per cento annuo tra il 2003 e il 2019 – occorre segnalare la rapidissima crescita delle vendite dei prodotti a tabacco riscaldato («Heat non Burn») che, introdotti nel mercato a fine 2014, hanno costantemente raddoppiato le vendite ogni trimestre e nel 2019 sono diventati il terzo prodotto più consumato in Italia, arrivando a rappresentare oltre il 4 per cento del mercato. La comparsa sul mercato dei prodotti a tabacco riscaldato come alternativa alle sigarette tradizionali, è motivo di preoccupazione per la salute pubblica. Al riguardo si ricorda che, in base alla normativa vigente (decreto legislativo n. 6/2016; decreto interministeriale 7 agosto 2017) nel corso del 2018 è stata espletata la procedura prevista per l’esame della istanza della «Philip Morris International s.r.l.» (PMI), presentata il 17 aprile 2018, per la valutazione della documentazione relativa al sistema di riscaldamento del tabacco «THS 2.2».
Il Dossier fornito da PMI e i relativi Allegati (per un totale di oltre 8.300 pagine) sono stati consegnati dal Ministero della salute all’istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha valutato le evidenze fornite da PMI sul prodotto IQOS/THS 2.2. Dagli studi di preclinica l’ISS evince che «l’esposizione a fumo da sigaretta tradizionale e ad aerosol da THS2.2 comporta l’induzione di effetti tossici di varia natura e anche se in molti casi l’entità dell’effetto è maggiore per la sigaretta tradizionale, questa conclusione non è generalizzabile. Particolare attenzione dovrebbe essere data al fatto che il livello di nicotina inalata attraverso aerosol da THS2.2 è maggiore a parità di dose esterna».
Il rapporto di valutazione conclude che:
1) non sia possibile, allo stato attuale e sulla base della documentazione fornita dal proponente, riconoscere la riduzione delle sostanze tossiche del prodotto in esame rispetto ai prodotti da combustione, a parità di condizioni di utilizzo;
2) i dati scientifici presentati dal proponente non permettono di stabilire il potenziale di riduzione del rischio del prodotto in esame rispetto ai prodotti da combustione a parità di condizioni di utilizzo, sia per quello che riguarda l’impatto nei fumatori relativamente alla riduzione della mortalità e morbilità fumo correlate, sia per quanto riguarda l’impatto nei non fumatori e negli ex-fumatori relativamente alla capacità del prodotto in esame di indurre al consumo di prodotti contenenti nicotina.
Nonostante le conclusioni dell’ISS sul prodotto in esame, le aziende produttrici ne sostengono l’uso in un’ottica di «riduzione del danno». Allo stato attuale delle conoscenze tale approccio non può essere adottato quale strategia di salute pubblica, che mira invece alla disassuefazione dal fumo e dall’utilizzo di prodotti del tabacco o contenenti nicotina.
Sarebbe auspicabile – ha concluso la sottosegretaria Zampa, ripetendo ormai il solito mantra ministeriale – poter disporre di studi indipendenti, pur tenendo conto che non è possibile ad oggi avere informazioni circa gli effetti di un uso prolungato a lungo termine di tali prodotti, data la relativamente recente introduzione degli stessi sul mercato, come sottolineato anche dal citato rapporto dell’ISS“.

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