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Smentito studio che associa sigarette elettroniche e malattie respiratorie

La Cornell University replica il lavoro di Bhatta e Glantz e, affinando la ricerca, scopre che non vi è rapporto fra e-cig e problemi respiratori.

Un altro studio sulla sigaretta elettronica dei californiani Dharma Bhatta e Stanton Glantz non regge la prova della replicabilità. Dopo il lavoro che metteva in relazione l’uso dell’e-cigarette e l’aumento del pericolo di eventi cardiovascolari gravi, ritrattato lo scorso febbraio Journal of American Heart Association per le sue “conclusioni inaffidabili, nuovi dubbi colpiscono l’opera dei due docenti. Questa volta sotto la lente d’ingrandimento è finito uno studio intitolato “Association of E-cigarette Use with Respiratory Disease Among Adults: A Longitudinal Analysis”. Da un’analisi longitudinale dei dati del Population Assessment of Tobacco and Health (Path) relativi al 2013-2016, Bhatta e Glantz concludevano che “l’uso della sigaretta elettronica rappresenta un fattore di rischio indipendente per le malattie respiratorie”. Lo studio fu pubblicato alla fine del 2019, in piena crisi di Evali e quando le autorità sanitarie non avevano ancora concluso che le lesioni polmonari erano causate dall’acetato di vitamina E aggiunto alle cartucce di Thc illegali. E naturalmente ebbe grande eco sui media e nell’opinione pubblica.
Tre studiosi dell’americana Cornell University, Donald S. Kenkel, Alan D. Mathios e Hua Wang, hanno deciso di replicare e di estendere lo studio e hanno scoperto, passateci la metafora, che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nello studio intitolato “E-cigarette And Respiratory Disease: A Replication, Extension, And Future Deirections” e pubblicato dal National Bureau of Economic Research, i ricercatori analizzano gli stessi dati del Path. Usando i parametri di Bhatta e Glantz, giungono agli stessi loro risultati. Ma introducendo criteri più flessibili, le cose cambiano completamente. Kenkel e gli altri, infatti, introducono otto variabili per ciascuna delle seguenti categorie: ex utilizzatore di e-cig/mai fumatore, attuale utilizzatore di e-cig/mai fumatore, ex fumatore/mai utilizzatore di e-cig, attuale fumatore/mai utilizzatore di e-cig, ex utilizzatore di e-cig/ex fumatore, ex utilizzatore di e-cig/attuale fumatore, attuale utilizzatore di e-cig/ex fumatore e attuale utilizzatore di e-cig/attuale fumatore.
Questa maggiore flessibilità, che prende in considerazione tutte le variabili, consente di affinare la ricerca e di identificare davvero la relazione fra le malattie respiratori e l’uso della sigaretta elettronica. “Fra gli intervistati che non hanno mai fumato tabacco – rilevano gli studiosi della Cornell University – non abbiamo riscontrato evidenza che l’uso attuale o nel passato della sigaretta elettronica sia associato con malattie respiratorie”. Non solo. “L’associazione statistica trovata da Bhatta e Glantz fra l’uso dell’e-cig e le malattie respiratorie – continuano – è data da svapatori che sono anche fumatori o ex fumatori. L’uso duale delle sigarette elettroniche e del tabacco combustibile è associato allo stesso rischio del fumo”. Insomma, come in passato, i due ricercatori dell’Università della California hanno addossato alla sigaretta elettronica i danni fatti dal tabacco.
C’è un altro dato importante, evidenziato dallo studio. “Una cosa che colpisce dei dati del Path analizzati da Bhatta e Glantz – scrivono gli autori – è che quasi tutti gli utilizzatori di e-cigarette sono fumatori o ex fumatori. Nel campione longitudinale che comprendeva 17.601 osservazioni, c’erano solo 12 utilizzatori di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato. Nessuno dei 12 riportava (nuove) malattie respiratorie”. Un numero talmente esiguo, concludono, “da non consentire di trarre conclusioni significative sull’associazione indipendente fra uso dell’e-cigarette e malattie respiratorie”. E che, in fondo, smentisce anche un’altra teoria cara a Stanton Glanz: quella del gateway effect, cioè che la sigaretta elettronica sarebbe una porta d’ingresso verso il fumo tradizionale.

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