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Germania, è ufficiale: dal 2024 stop pubblicità sigarette elettroniche

Il Parlamento approva restrizioni per la pubblicità dei prodotti del tabacco e anche degli strumenti a rischio ridotto.

Manca solo lo scontato sì del Bundesrat, la camera delle Regioni, affinché diventi legge in Germania l’inasprimento delle norme che regolano la pubblicità di prodotti del tabacco, compresi i riscaldatori, e del vaping. Il vero scoglio è superato. Il Bundestag ha approvato la proposta del governo nella tarda serata di giovedì 2 luglio, dopo un ulteriore lungo dibattito che ha posto fine ad anni di discussioni. Già nel 2016 il governo aveva deciso di intervenire per irrigidire le regole della pubblicità del tabacco, ma poi il processo si era arenato per l’opposizione dei deputati della Cdu, il partito di Angela Merkel, sensibile alle istanze dell’industria del tabacco, fino allo sblocco definitivo arrivato alla fine dello scorso anno, con la spinta decisiva arrivata da tre personaggi chiave favorevoli al divieto della Cdu, che hanno trascinato tutto il partito: la stessa Merkel e i ministri della Sanità e dell’Agricoltura Jeans Spahn e Julia Klöckner. Da quel momento le cose si sono mosse con una certa velocità.
In dettaglio, la nuova legge prevede l’introduzione per gradi dei nuovi divieti.  Dal 1° gennaio 2021 partirà il divieto di pubblicità nei cinema dove si trasmettono film vietati ai minori di 18 anni dei prodotti del tabacco. Dal 1° gennaio 2022 partirà invece il divieto di pubblicità esterna (affissioni pubbliche) dei tradizionali prodotti del tabacco. Dal 1° gennaio 2023 sarà la volta dei nuovi strumenti dei riscaldatori di tabacco. E dal 1° gennaio 2024 toccherà alla pubblicità delle sigarette elettroniche e degli altri prodotti del vaping. In tre anni il panorama pubblicitario cambierà sensibilmente, se si tiene conto che ancora oggi messaggi che richiamano in qualche modo le sigarette sono presenti nella vita quotidiana dei tedeschi: unico caso nell’Unione Europea. Secondo stime ufficiali, gli investimenti pubblicitari dell’industria del tabacco in cinema e affissioni pubbliche raggiungeva i 100 milioni di euro all’anno. Una parte di questo denaro finiva anche nelle casse dei Comuni attraverso le tasse di affissione sui cartelloni o alle fermate degli autobus e delle metropolitane.
Delle resistenze opposte dall’industria del tabacco e dai pubblicitari non è rimasto molto, alla fine della discussione parlamentare. Restano in piedi invece quelle dei rappresentanti del settore del vaping e degli operatori sanitari impegnati nelle strategie per la riduzione del danno. E la stessa industria del tabacco, che da qualche tempo ha scoperto le virtù del vapore, ha fatto sentire la sua voce in tal senso: nel mirino l’equiparazione di tabacco e vaping che non permette di evidenziare la distinzione fra i prodotti in termini di danno per la salute e pregiudica le politiche anti-fumo che puntano sulla sigaretta elettronica sia come strumento alternativo di riduzione del danno o come mezzo per smettere completamente di fumare. Claudia Oeking, manager di Philip Morris, ha chiesto al governo di lasciare aperti i canali della comunicazione pubblica, in modo da poter informare in futuro sui prodotti del vaping e dei riscaldatori per spingere i fumatori a passare ai sistemi a danno ridotto.
È la preoccupazione che accomuna anche i rappresentanti del settore del vaping, dai produttori ai commercianti e quei medici che sempre meno isolati predicano la bontà delle politiche di riduzione del danno. Come abbiamo documentato qualche giorno fa, l’audizione degli esperti nella commissione parlamentare competente aveva mostrato quanto il confronto fra scienziati su questo tema fosse legato a posizioni ormai superate dall’avanzare degli studi sull’impatto del vaping sulla salute. Era toccato al chirurgo vascolare Martin Storck, direttore della clinica per la chirurgia vascolare e toracica di Karlsruhe, cercare di rimettere la discussione su binari più corretti, invitando i deputati a evitare di mettere fumo e svapo nello stesso calderone. “L’equiparazione dei prodotti a rischio ridotto a quelli del tabacco invia un segnale sbagliato”, aveva detto Storck, difendendo l’importanza delle politiche per la riduzione del danno: la sigaretta elettronica è uno strumento valido per aiutare chi non riesce a smettere di fumare con le terapie già sperimentate.
Ma anche l’allarme sul vaping giovanile, che spesso ritorna quando si tratta di restringere il perimetro dell’universo dei vaper, si rivela sempre più un mito mediatico che non regge l’impatto con i dati reali. Proprio in Germania, il rapporto annuale sulle dipendenze realizzato dall’istituto Forsa per conto del Centro federale per l’educazione sanitaria, rivela che la percentuale di svapatori nella fascia tra i 12 e i 17 anni è scesa dal 4,2% del 2018 al 3,7% del 2019. Il numero è ancora superiore al 2,8% registrato nell’ormai lontano 2014, quando la sigaretta elettronica era ancora un fenomeno relativamente nuovo, ma la tendenza degli ultimissimi anni è chiaramente al ribasso e smentisce l’ipotesi che l’e-cig attiri i giovanissimi. Serve invece a chi fuma per ridurre il numero delle sigarette di tabacco e avviare con speranze di successo il faticoso percorso di disassuefazione dal fumo.

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