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Tabacco e sigarette elettroniche, la Germania dice basta alla pubblicità

In Parlamento il provvedimento che - tra il 2021 e il 2024 - vieterà i messaggi commerciali su tutti i prodotti tradizionali e non.

Talvolta chiedere lumi agli esperti produce un’ulteriore confusione di idee. Avere, come è giusto, grande fiducia nella scienza non risparmia dal rischio di entrare in un labirinto di ipotesi, a volte anche contrastanti. Chi ha negli occhi e nelle orecchie le tante e spesso opposte opinioni che virologi ed esperti vari stanno centellinando sull’evoluzione del coronavirus, non può essere certo sorpreso del fatto che i parlamentari tedeschi, riuniti in commissione ad ascoltare medici e psicologi in merito alla nuova legge sulla pubblicità di prodotti di tabacco e vaping, se ne siano usciti con le idee meno chiare di prima. Tanto più che, a leggere e ascoltare i resoconti dei lavori della competente Commissione per l’alimentazione e l’agricoltura, per molti versi è sembrato di ripiombare ai tempi in cui sulla sigaretta elettronica non esistevano studi scientifici accreditati e lo strumento, nuovo e misterioso, alimentava paure altrettanto misteriose.
In concreto si tratta della nuova legge sulla pubblicità dei prodotti del tabacco, studiata per colmare alcune lacune legislative che, secondo l’opinione di molti e dei politici in particolare, non consentono al tasso di fumatori tedeschi di abbassarsi ai livelli di altri Paesi europei, come Gran Bretagna e Olanda. Sorvolando (solo per un attimo) sul fatto che forse il basso e invidiabile tasso britannico dei fumatori sia dovuto anche alle coraggiose politiche sanitarie favorevoli all’utilizzo della sigaretta elettronica, la nuova legge tedesca contro la pubblicità del fumo si porterà appresso limitazioni analoghe proprio per il vaping.
I partiti della maggioranza avevano raggiunto l’accordo politico alla fine dello scorso anno. Poi ci sono voluti dei mesi perché i funzionari ministeriali trasformassero l’accordo in commi di legge (complice anche l’avvento dell’emergenza pandemica). Infine l’approdo in Parlamento. I deputati dibattono la tempistica che la nuova legge innescherà. Una tempistica scandita in quattro fasi per i diversi prodotti coinvolti. Dal 1° gennaio 2021 partirà il divieto di pubblicità dei prodotti del tabacco nei cinema dove si trasmettono film vietati ai minori di 18 anni. Dal 1° gennaio 2022 partirà invece il divieto di pubblicità esterna (affissioni pubbliche) dei tradizionali prodotti del tabacco. Dal 1° gennaio 2023 sarà la volta dei nuovi strumenti dei riscaldatori di tabacco. E dal 1° gennaio 2024 sarà la volta delle sigarette elettroniche e degli altri prodotti del vaping.
E a ogni dibattito che si rispetti, i deputati della commissione competente ascoltano una serie di esperti per farsi un’idea più chiara. Ma, almeno per quel che ha riguardato il vaping, l’audizione di due giorni fa è sembrata davvero un salto nel passato.  Ulrike Helbig, capo dell’unità di prevenzione del cancro presso il German Cancer Research Center (Dkfz) ha utilizzato i luoghi comuni dell’americana Fda ai tempi di Gottlieb, parlando di “epidemia tra i giovani” (termine che ai tempi di un’epidemia vera sarebbe stato più elegante tenere da parte) e di pericolo in arrivo anche in Europa “visto il crescente numero di svapatori tra i giovani in Germania“. Dato contraddetto proprio da un recente studio Debra, che indicava in discesa il numero dei giovani utilizzatori di sigarette elettroniche. Reiner Hanewinkel, direttore dell’Istituto per le terapie e la ricerca sulla salute di Kiel, ha parlato dell’e-cig come di “una droga di ingresso“, ricalcando un’altra vecchia teoria mai provata dall’ampia fortuna mediatica – l’effetto gateway.
Un festival della disinformazione e dei dati falsati, solo in parte salvato dall’intervento del chirurgo vascolare Martin Storck, direttore della clinica per la chirurgia vascolare e toracica di Karlsruhe, che dopo aver elogiato la parte della legge relativa ai divieti di pubblicità per il tabacco ha invitato i deputati a riconsiderare l’idea di mettere nello stesso calderone fumo e svapo. “L’equiparazione dei prodotti a rischio ridotto a quelli del tabacco invia un segnale sbagliato“, ha detto Storck, dal momento che nel caso delle sigarette elettroniche è ormai accertato che i danni alla salute sono almeno del 90% inferiori rispetto a quelli prodotti dalla sigaretta a combustione. Il chirurgo ha concluso sottolineando l’importanza delle politiche per la riduzione del danno: la sigaretta elettronica è uno strumento valido per aiutare chi non riesce a smettere di fumare con le terapie già sperimentate.
La legge passerà così come è arrivata in Bundestag impacchettata dal governo. Troppo solida dal punto di vista numerico la maggioranza che l’appoggia. C’è da chiedersi almeno, se i dubbi instillati dal professor Storck spingeranno i parlamentari ad affrontare in futuro con maggiore competenza leggi sui prodotti del vaping. Si protebbe iniziare variando e aggiornando il panel degli esperti interpellati.

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