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“La sigaretta elettronica deve essere una scelta consapevole”

Intervento di Giuseppina Massaro, psicologa, esperta in particolar modo nello switch tra il fumo combusto e il vaporizzatore personale, sempre con lo scopo ultimo della cessazione.

In occasione della giornata mondiale del vaping che si è tenuta lo scorso 30 maggio, l’associazione italiana dei consumatori di ecig ha organizzato una maratona oratoria a sostegno degli strumenti di riduzione del danno da fumo. Al microfono di Anna Corbosiero, vicepresidente Anpvu, si sono alternate le personalità di riferimento del settore. Di seguito pubblichiamo quello di Giuseppina Massaro, psicologa esperta nel trattamento delle dipendenze.

La dottoressa Giuseppina Massaro è una psicologa, esperta in particolar modo nello switch tra il fumo combusto e il vaporizzatore personale, sempre con lo scopo della cessazione. Come si svolge il tuo lavoro?
Ho iniziato ad occuparmi del tabagismo perché nelle varie ricerche è emerso il fatto che i fumatori non si recano, o si recano pochissimo, nel centro antifumo. La domanda che è sorta spontanea è come si potevano raggiungere i fumatori che non andavano al centro antifumo. Quindi mi sono avvicinata al mondo delle aziende. Attraverso il mondo delle aziende, facendo dei progetti ad hoc proprio per la disassuefazione del fumo, sono riuscita a intercettare parecchi fumatori. Devo dire che ultimamente i fumatori sono molto interessati all’utilizzo della sigaretta elettronica, mentre fino a qualche anno fa anche dalle aziende veniva vista con timore, perché non c’è informazione adeguata su quelli che sono i danni. Al di là di questo quadro generale, l’intervento che faccio io sul fumatore è un po’ più psicologico. Perché io sento parlare tanto di ricerche scientifiche, di danni da tabacco combusto, ma non dimentichiamoci che abbiamo comunque a che fare con delle persone che hanno una dipendenza, perché sapete molto bene che la nicotina dà la dipendenza. Nel momento in cui ho a che fare con una dipendenza devo trattarla come tale. Quindi andare a vedere quali sono le abitudini legate al fumo, lavorando nello specifico. Si va proprio ad analizzare il modo di fumare della persona, e facendo questo si crea una consapevolezza del proprio modo di fumare. Ricordiamoci che noi esseri umani siamo molto istintivi e abitudinari, per esempio facciamo sempre la stessa strada o andiamo sempre negli stessi locali. Per il fumatore per certi versi è la stessa cosa ma nel momento se ne acquista consapevolezza, si possono andare a modificare alcune dinamiche. Nel momento in cui questo avviene, si può utilizzare la sigaretta elettronica per cambiare in modo consapevole il proprio modo di fumare. Ricordiamoci anche che vi possono essere delle dinamiche personali. Molte volte ho trovato dei fumatori che volevano cambiare il proprio modo di fumare, avevano la voglia di mettersi in gioco ma purtroppo in quel momento avevano delle situazioni personali tali che impedivano di fare questo cambiamento. A questo punto, ovviamente, il mio mestiere è quello di andare a lavorare prima sulla causa, andando a risolvere in qualche modo quello che in quel momento impedisce di apportare quel cambiamento nella tua vita. In molti casi, poi sono gli stessi fumatori a chiedermi di passare all’elettronica o al fumo freddo. Dietro il mio lavoro c’è un grande sforzo di conoscenza del proprio modo di essere, che molti poi utilizzano anche per altre situazioni personali.

Ipotizzi che all’interno dei negozi ci possa essere una collaborazione con figure come la tua?
Dal mio punto di vista sarebbe molto utile. Il negoziante giustamente ha dei limiti, nel senso che lui vende il prodotto, sa consigliare sul prodotto, sa dare la quantità di nicotina necessaria ma non può spingersi oltre. Trovo che avere un supporto all’interno del negozio sarebbe assolutamente utile dal mio punto di vista, proprio perché c’è un confronto diverso. E magari al negoziante non si rivelano determinate dinamiche della vita privata, mentre invece con un professionista ci si apre di più. Il negoziante non ha gli strumenti per andare a capire come aiutare in una determinata situazione la persona che si trova di fronte. Quindi probabilmente avrebbe dei risultati maggiori per quanto riguarda il supporto ai clienti che entrano nel negozio.

(tratto dalla rivista Sigmagazine #21 luglio-agosto 2020)

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