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È stato pubblicato l’ultimo aggiornamento della sorveglianza Passi. Avviata nel 2006, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia si pone l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana (età 18-65). Contestualmente è stata diffusa anche la sorveglianza Passi Argento per la popolazione over 65. I dati che pubblichiamo di seguito si riferiscono all’abitudine al fumo degli italiani, così come vengono raccolti e analizzati all’interno delle strutture e delle aziende sanitarie pubbliche.
Il fumo di sigaretta e le caratteristiche dei fumatori
Come si evince dai risultati, la maggioranza degli adulti 18-69enni non fuma (57%) o ha smesso di fumare (18%), ma un italiano su quattro fuma (25%). Il fumo di sigaretta è più frequente fra le classi socioeconomiche più svantaggiate (meno istruiti e/o con maggiori difficoltà economiche) e negli uomini. Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, tuttavia quasi un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto. La variabilità territoriale mostra in testa alla classifica delle Regioni con le più alte quote di fumatori alcune del Centro-Sud, in particolare Umbria, Lazio, Sicilia e Abruzzo. Anche in Emilia-Romagna la prevalenza di fumo resta elevata. Dal 2008, la percentuale di fumatori va riducendosi significativamente in tutto il territorio italiano. Questa riduzione coinvolge di più le persone senza difficoltà economiche e meno le persone economicamente più svantaggiate, fra le quali è più alta la quota di fumatori. La quota di ex fumatori cresce all’avanzare dell’età, è maggiore fra le persone senza difficoltà economiche, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri e fra i residenti nelle Regioni settentrionali; ma la quota più alta di ex fumatori è tra i residenti della Sardegna. Ancora troppo bassa l’attenzione degli operatori al fumo: solo 1 fumatore su 2 riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da un medico o da un operatore sanitario.
Il tabacco trinciato
Negli ultimi anni le vendite di tabacchi trinciati sono andate aumentando nell’Unione europea e anche in Italia. La loro maggiore diffusione è in parte spiegata dal minor costo, determinato da una minore pressione fiscale rispetto a quella imposta sulle sigarette confezionate, ma anche dal falso preconcetto che fumare sigarette confezionate a mano con tabacco sciolto sia meno dannoso per la salute, per l’uso di un tabacco più naturale e con meno additivi rispetto a quello utilizzato nelle sigarette confezionate industrialmente. In realtà i danni alla salute sono gli stessi. Nel quadriennio 2016-2019 poco meno del 14% dei fumatori intervistati dichiara di utilizzare esclusivamente o prevalentemente sigarette confezionate a mano con tabacco trinciato. Utilizzato più frequentemente dai giovani fumatori 18-24enni (25%) e mediamente più istruiti, ma fra le persone più mature per età, l’uso dei trinciati è prerogativa dei meno abbienti. I dati annuali confermano un progressivo e significativo aumento dall’11% del 2015 al 15% del 2019.
La sigaretta elettronica
Nel quadriennio 2016-2019 l’uso della sigaretta elettronica ha coinvolto mediamente il 3% della popolazione. Secondo l’analisi Passi, il prodotto è più in auge fra i più giovani di età compresa tra i 18-24 anni (4% della popolazione). I dati annuali mostrano un lento aumento dell’uso della sigaretta elettronica, passando da poco meno del 2% del 2014 a poco più del 3% nel 2019. La geografia e il profilo delle persone che usano la sigaretta elettronica ricalca quello dei fumatori di tabacco, perché, secondo i ricercatori Passi, larga parte di loro ne fa un uso combinato con il tabacco tradizionale.
Le sigarette di tabacco senza combustione
Dal 2018 Passi ha iniziato a raccogliere informazioni sull’uso di questo prodotto che in Italia è ancora appannaggio di pochissime persone: 7 su 1000 nel biennio 2018-2019. I numeri sono troppo contenuti per evidenziare differenze significative o un profilo particolare di consumatori di questo prodotto se non nel mostrare un uso più frequente fra i più giovani di 18-24 anni (13 su 1000).
Passi d’Argento
Dai dati di Passi d’Argento (popolazione over 65) raccolti nel quadriennio 2016-2019, in Italia emerge che la maggioranza degli ultra 65enni non fuma (63%) o ha smesso di fumare da oltre un anno (27%), ma una persona su 10 è ancora fumatore (10%). Con l’avanzare dell’età, l’abitudine al fumo, corrente o passata, è più difficilmente rintracciabile: dalla classe di età 65-74 anni a quella over 85 la quota di fumatori scende dal 14% al 3% e la quota di ex fumatori passa dal 30% al 21%. È invece più probabile intercettare chi non è mai stato fumatore: sono il 57% degli intervistati di 65-74 anni e il 77% degli ultra 85enni. Se il fumo di sigaretta è più frequente fra gli uomini (13% vs 7% nelle donne) e nelle classi economicamente più svantaggiate (12% in chi ha molte difficoltà vs 9% di chi non ne ha), l’istruzione si comporta in modo differente: la prevalenza di fumatori fra gli ultra 65enni laureati infatti è quasi il doppio (13%) di quella fra i meno istruiti (7% fra coloro che hanno al più la licenza elementare). Sebbene il consumo medio giornaliero sia di circa 11 sigarette, oltre un quinto di tutti i fumatori ultra 65enni consuma più di un pacchetto al giorno . La variabilità regionale mostra percentuali maggiori di fumatori nelle Regioni del Centro-Sud: in particolare, Lazio, Umbria e Puglia (12% in ciascuna delle tre). Per quanto riguarda l’abbandono dell’abitudine tabagica, la si rinviene più frequentemente in chi è più avvantaggiato per reddito o per istruzione: la quota di ex-fumatori è significativamente maggiore fra le persone senza difficoltà economiche (30% vs 22% di chi riferisce di averne molte) e fra le persone più istruite (33% fra diplomati o laureati vs 21% fra chi ha, al più, la licenza elementare). Sebbene la vita in famiglia sembri non incidere sull’abitudine al fumo, si osserva una maggiore prevalenza di ex-tabagisti tra chi abita con altre persone (29%) rispetto a chi vive da solo (21%). Due terzi dei fumatori riferiscono di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da parte di un medico o un operatore sanitario.