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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 23 al 29 agosto

Annuncio shock del governo britannico: Public Health England sarà chiusa. L'agenzia di salute pubblica è capro espiatorio per gli errori commessi dall'esecutivo di Sua Maestà sulla gestione della pandemia.

Gran BretagnaIl governo vuol far fuori Phe per coprire il fallimento con la pandemia
Il ministro della Sanità britannico, Matt Hancock, ha annunciato l’intenzione di chiudere Public Health England (Phe), l’agenzia nazionale di salute pubblica fondata nel 2013 e di volerla fondere in un nuovo istituto nazionale per la protezione della salute. Secondo molti osservatori la decisione non avrebbe nulla di scientifico, ma sarebbe tutta di natura politica: l’agenzia rappresenterebbe il capo espiatorio di un processo decisionale imperfetto nelle prime settimane della crisi del coronavirus e la sua cancellazione servirebbe a nascondere il fallimento del governo nella gestione della pandemia. Nel settore della nicotina, Phe è meglio conosciuto per la sua affermazione del 2015 secondo cui i vapori della sigaretta elettronica sono del 95% meno dannosi del fumo. All’agenzia sono state attribuite le politiche progressiste sulla sigaretta elettronica, esempio di pragmatismo della Gran Bretagna verso la riduzione del danno da tabacco.

FranciaAllarme per il ritorno al fumo delle donne incinte: responsabili i ginecologi
È allarme in Francia per i casi di donne in stato di gravidanza che sono ritornate al fumo dopo essersene affrancate per un po’ di tempo grazie alla sigaretta elettronica. Dietro questo fenomeno, per nulla marginale e finito in ombra per l’emergenza covid, ci sono i consigli di molti ginecologi. Tutto è partito lo scorso gennaio, quando il Collegio nazionale dei ginecologi e ostetrici francesi (Cngof) e della Francophone Tobacco Society (Sft) hanno rilasciato una serie di raccomandazioni che, facendo di ogni erba un fascio, consigliavano alle donne incinte di cessare o di non iniziare a consumare shisha, sigarette riscaldate, Snus e prodotti del vaping. Esortazioni per altro ribadite in un articolo pubblicato sul numero di luglio-agosto della rivista del Cngof, ma prive di qualsiasi riferimento scientifico, secondo quanto denunciato dai gruppi di aiuto e gli operatori delle cliniche per smettere di fumare, e tuttavia seguite da un numero non limitato di ginecologi. Così molte donne hanno abbandonato la meno rischiosa sigaretta elettronica e sono tornate al tabacco, nell’errata convinzione di danneggiare meno il proprio feto.

UsaStudio: evali più diffusa dove l’ecig era vietata
Uno studio realizzato dalla scuola di salute pubblica di Yale ha dimostrato che i focolai della nuova polmonite si sono manifestati nei territori in cui era più complicato, o addirittura vietato, acquistare legalmente la marijuana o i liquidi di ricarica. Lo studio,  pubblicato sulla rivista Addiction, ha considerato la relazione tra i casi totali di Evali segnalati dai singoli Stati e il tasso di consumo di e-cig nel periodo immediatamente precedente. “Se è vero che a diffondere la malattia è stato l’utilizzo della sigaretta elettronica – ha spiegato Abigail Friedman, autore dello studio – è anche vero che si è manifestata in quegli Stati in cui vi sono pesanti restrizioni nella vendita”. Una coincidenza che avvalora la tesi secondo cui i divieti eccessivi spingono i vapers verso i prodotti di contrabbando e meno sicuri.

GermaniaSondaggio: il covid non ha spaventato svapatori e fumatori
Non c’è stato alcun effetto covid su svapatori e fumatori tedeschi. È quanto risulta da un sondaggio Debra realizzato nei mesi di giugno e luglio, dopo uno slittamento di quattro mesi dovuto proprio agli impedimenti per il coronavirus. Il supposto timore che il fumo potesse pregiudicare il decorso di un eventuale contagio non ha allontanato i consumatori di tabacco dalle sigarette, e lo stesso è accaduto per i vapers. Le percentuali farebbero anzi pensare a un aumento, come quello registrato da analoghe rilevazioni negli Stati Uniti, dovuto magari all’home working e all’assenza in casa delle restrizioni al fumo negli uffici pubblici e privati. Ma i ricercatori Debra avvisano che le lievi oscillazioni registrate nel sondaggio tedesco rientrano nelle normali fluttuazioni statistiche, specie per quanto riguarda il settore del vaping che rispetto a quello del tabacco poggia su numeri inferiori. La quota di interpellati che ha dichiarato di svapare a metà anno era dell’1,3%, contro lo 0,8% di inizio anno.  La quota dei fumatori a metà 2020 era del 27,3%, otto decimi in più rispetto al 26,5% di inizio anno. Per gli autori del sondaggio, come detto, oscillazioni che riflettono una sostanziale stabilità: di sicuro non vi è stato il calo atteso.

Australia/UsaSul vaping guerra riscaldata tra Canberra e Washington (o tra Sydney e New York)
Da un lato l’obbligo per i vapers australiani, a partire dal prossimo anno, di mostrare una prescrizione medica per poter utilizzare i prodotti del vaping, dall’altro il riconoscimento da parte della statunitense Food and drug administration della sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno. Nonostante gli Usa siano la patria delle campagne sensazionalistiche contro l’ecig, tra Usa e Australia è in corso una sorta di guerra riscaldata sul vaping, che Sigmagazine racconta in questo articolo, riassumento le diverse posizioni in campo.

UsaCalifornia, l’assemblea approva il bando degli aromi, mentolo compreso
Con una mossa a sorpresa, l’assemblea dello Stato della California ha approvato con 50 voti a favore su 50 votanti un disegno di legge che mette al bando gli aromi compreso quello al mentolo in tutti i prodotti del tabacco, con esclusione di narghilè, tabacco sfuso e sigari premium. La votazione non era in calendario, scrive sul suo account Facebook la Vapor Technology Association, ma è stato utilizzato un particolare dispositivo procedurale per introdurla senza alcun preavviso. Il disegno di legge dovrà adesso passare al vaglio del governatore. Se approvato, la Vta dà per scontato che sarà fatto ricorso giudiziario.

GiapponeStudio: fumatori in diminuzione, specialmente fra i giovani
Numeri incoraggianti sul tasso dei fumatori arrivano dal Giappone, in controtendenza rispetto al resto del continente asiatico. Secondo uno studio triennale del ministero della Salute di Tokio, la quota dei fumatori maschili è sceso nel 2019 al 28,8%, toccando il punto più basso dall’inizio delle rilevazioni. Tre anni prima la quota era del 31,1%. Anche tra le donne i numeri sono in discesa, seppure più contenuta: dal 2016 al 2019 il tasso è sceso di 0,7 punti. Ma si parte da numeri molto più bassi, per cui anche questa discesa è considerevole: le donne giapponesi fumano molto meno rispetto agli uomini, la loro quota è dell’8,8%. Da un punto di vista anagrafico, il calo maggiore si è avuto fra i ventenni (-4,1% tra gli uomini, -1,9% tra le donne), il che è un ulteriore dato favorevole. La maggior parte dei fumatori si concentra attorno ai 40 anni: 37,6% degli uomini e 13,4% delle donne.

Gran BretagnaGoverno minaccia aziende del tabacco per l’inquinamento da cicche di sigaretta
Il ministro dell’Ambiente Rebecca Pow ha minacciato l’industria del tabacco di dure sanzioni nel caso non metta più impegno nella lotta alle cicche di sigarette. Nelle lettere inviate a Philip Morris, Japan Tobacco International e alla Tobacco Manufacturers Association (TMA), Pow ha descritto i rifiuti legati al fumo come un un problema particolarmente persistente e diffuso per l’ambiente che le stesse aziende si erano impegnate a combattere con azioni efficaci. Finora, sostiene il ministro, quell’impegno non si è visto e i progressi nel contrasto a questa particolare e insidiosa forma di inquinamento sono stati deludenti. Da qui la minaccia di prendere in considerazione ulteriori misure per costringere le aziende del tabacco ad assumersi la loro responsabilità.

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