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Senza aromi un milione di vaper italiani tornerebbe al fumo

Un rapporto del Consumer Choice Center sottolinea l'importanza dei gusti nei liquidi per sigaretta elettronica e mette in guardia dai divieti.

Vietare gli aromi nei liquidi per sigaretta elettronica avrebbe un effetto profondamente negativo sulla società, spingendo gli utilizzatori a tornare alle sigarette tradizionali o a rivolgersi al mercato nero, con tutti i pericoli che questo comporta. Il vaping è uno strumento estremamente efficace per smettere di fumare e gli aromi sono parte integrante di questo successo”. Così Michael Landl, direttore dell’associazione World Vapers’ Alliance, commenta il report “Why vape flavors matter”, appena pubblicato dal Consumer Choice Center (Ccc). Gli autori di questo lavoro che esamina le conseguenze di un possibile divieto sugli e-liquid con gusti diversi dal tabacco sono, oltre allo stesso Landl, Yaël Ossowsky e David Clement, rispettivamente vice direttore e responsabile per il Nord America del Ccc.
La questione è di stretta attualità. Infatti sull’onda emotiva delle malattie polmonari dello scorso anno, poi ricondotte al consumo di cartucce illegali con Thc, molti Stati americani hanno varato divieti sui gusti nei liquidi. Nel tentativo di disincentivare il vaping fra i minori, inoltre, lo scorso febbraio il governo statunitense ha vietato i liquidi con aromatizzazione diversa da tabacco, menta e mentolo in tutti i sistemi a cartuccia. E anche in Europa c’è chi è tentato dalla via proibizionista: l’Olanda e la Danimarca hanno annunciato di voler limitare gli aromi nei liquidi per e-cigarette. Una misura che, mette in guardia il rapporto, “limita significativamente l’utilità della sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno e spingerebbe molti adulti a tornare a fumare tabacco combustibile. Un enorme netto negativo per la salute pubblica”.
Studi alla mano, gli autori ricordano che gli aromi sono estremamente importanti ed efficaci per la cessazione. I fumatori cercano un gusto piacevole, che non ricordi le sigarette tradizionali. Infatti, secondo una recente ricerca pubblicata su Nicotine & Tobacco Research, condotta fra vaper americani e canadesi, il 63,1% dei consumatori utilizza liquidi con aromi diversi dal tabacco. Non solo. Diversi lavori scientifici, poi, indicano che gli adulti che svapano gusti non tabaccosi hanno maggiori probabilità di smettere di fumare.
Dunque, secondo gli autori, vietare i gusti negli e-liquid avrebbe come primo effetto quello di far aumentare i fumatori. Un aumento che il rapporto quantifica in 15 milioni solo negli 8 Paesi presi in esame dallo studio, che sono Canada, Stati Uniti, Francia, Spagna, Olanda, Germania, Danimarca, Polonia e Italia. Da noi gli svapatori che tornerebbero al fumo sono, secondo le stime, quasi un milione (955.940). Il lavoro identifica altri due effetti indesiderati del divieto sugli aromi. I consumatori si rifornirebbero, come già fanno dove la misura è in vigore, da altri Stati dove i prodotti sono venduti legalmente. Oppure si rivolgerebbero al mercato illegale, acquistando prodotti non controllati e potenzialmente pericolosi. E che, sottolineano gli autori, non sottostanno a nessun regime fiscale, con una perdita di introiti per gli Stati.
È chiaro – scrivono gli autori nelle conclusioni – che i prodotti del vaping sono utili per aiutare i fumatori a smettere di fumare. È nostra opinione che la legislazione sugli aromi debba tenerne conto ed esortiamo i legislatori ad opporsi all’applicazione diffusa dei divieti”. Il rapporto, però, non minimizza il problema dell’uso minorile, anzi, ma ritiene che vietare gli aromi non sarebbe la soluzione giusta, perché comporterebbe “un danno sproporzionato per i fumatori che cercano di smettere”. Bisognerebbe, continuano gli autori, focalizzarsi sull’accesso dei minori ai punti vendita. Per esempio, spiegano, applicando pene più severe a chi viola il divieto di vendita ai giovani e arrivando a revocare le licenze. “Se è in ballo la loro fonte di sussistenza – chiosa il rapporto – è improbabile che i negozianti corrano il rischio di vendere prodotti del vaping ai minori”.

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