L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

India, consumatori in piazza a un anno dal divieto sulle sigarette elettroniche

Agli indiani, dichiara l'associazione Avi, è stato negato il diritto alla salute e alla libertà di scelta.

A un anno esatto dal decreto del governo che vietava le sigarette elettroniche in tutto il Paese, i vaper indiani scenderanno nelle piazze per denunciare ancora una volta quello che, secondo loro, è un provvedimento che penalizza la salute dei cittadini. L’associazione dei consumatori Avi (Association of vapers India), nata nel 2016 poco dopo Il Cop 7 sul tabacco dell’Oms,  ha chiamato a raccolta tutti gli utilizzatori di sigarette elettroniche indiani in una protesta che coinvolgerà tutto il Paese. Sarà una dimostrazione speculare a quella organizzata nel 2019, quando il divieto venne annunciato dal Ministro delle finanze Nirmala Sitharam. Delhi, Mumbay, Bangalore, Hyderabad e Calcutta sono solo alcune delle piazze in cui si raccoglieranno svapatori ed ex fumatori, insieme a esperti e sostenitori della riduzione del danno da fumo.
Riuniamo i consumatori di sigarette elettroniche – ha dichiarato il direttore di Avi Samrat Chowdery al Business World – per dimostrare la nostra opposizione al divieto draconiano del governo varato lo scorso 18 settembre. A causa di questa decisione arbitraria, sono andati sprecati gli sforzi per promuovere la riduzione del danno e ridurre gli effetti negativi sulla salute degli indiani”. “Nel nostro Paese – aggiunge – dove quasi un milione di persone muore di fumo ogni anno, è importante promuovere gli strumenti di riduzione del rischio e sensibilizzare i cittadini su di essi”.
Contestualmente alla manifestazione, l’associazione ha scritto a tutti i membri del parlamento, elencando dieci ragioni per cui il divieto sulle sigarette elettroniche è stato un fallimento sua dal punto di vista sanitario che da quello economico. “Segneremo il 18 settembre come giorno nero – conclude Chowdwey – perché è stato negato il diritto alla salute e alla libertà di scelta a una percentuale significativa della popolazione e il governo ha persino proibito la ricerca sul vaping”.

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