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Contro le sigarette elettroniche l’Oms cita uno studio ritirato perché inaffidabile

Nel rapporto su tabacco e malattie coronariche trova spazio anche il lavoro di Glantz e Bhatta, ritrattato lo scorso febbraio.

L’Organizzazione mondiale di sanità scivola ancora una volta sulle sigarette elettroniche. Dopo la campagna lanciata lo scorso gennaio sui presunti rischi del vaping, che conteneva tante e tali inesattezze (per non dire semplicemente bugie), da costringere la stessa organizzazione ad emendare il testo dopo pochi giorni, un nuovo documento sta facendo discutere. Ma andiamo con ordine. Ieri sera gli zelanti ma un po’ maldestri social media manager dell’Oms hanno pubblicato uno stato sul loro profilo twitter. “Il tabacco senza fumo, compreso quello da masticare e il vaping – si legge – è responsabile di circa 200.000 morti all’anno per malattie coronariche”.
Il post rimanda a un comunicato stampa che, a sua volta, rimanda a un rapporto. Allora andiamo a vedere come il documento, intitolato “Tobacco & coronary heart disease”, definisce il tabacco senza fumo. “Qualsiasi prodotto – si legge – che consista in tabacco tagliato, macinato, polverizzato o in foglia da mettere nella cavità orale o nasale. Gli esempi comprendono lo il tabacco da sniffare, da masticare, gutka, mishri e snus”. Insomma, con buona pace di chi gestisce il profilo twitter dell’Oms, nemmeno tutta la buona volontà del mondo può far rientrare la sigaretta elettronica in questa definizione. Dopo aver esaminato il rapporto fra malattie coronariche e fumo, il rapporto si occupa del tabacco senza fumo, rilevando come il suo uso sia associato a malattie cardiache fatali e non, ma solo in Asia. “Questa associazione – si legge infatti – non si osserva in Europa”. E anzi, studi e metanalisi sui consumatori di snus “non hanno trovato relazione fra uso di snus svedese e sviluppo di infarto del miocardio”.
Ma gli scivoloni dell’Organizzazione mondiale di sanità, purtroppo, non si fermano ai tweet. Un paragrafo del rapporto è dedicato nuovi prodotti a base di nicotina e di tabacco, cioè i cosiddetti Ends (le sigarette elettroniche) e riscaldatori di tabacco. Qui si ammette la possibilità che le sigarette elettroniche siano meno tossiche delle sigarette tradizionali e dei prodotti del tabacco, pur non essendo innocue e presentando dei rischi. Ma poi si aggiunge che il loro uso “è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari”. E, a sostegno di questa affermazione, alla nota 53, è citato lo studio di Dharma Bhatta e Stanton Glantz, pubblicato nel giugno del 2019 sul Journal of American Heart Association. Proprio quello studio che è stato ritrattato lo scorso febbraio, dopo una accesa polemica fra gli addetti ai lavori, perché si era scoperto che la maggior parte dei 38 pazienti osservati per lo studio, aveva avuto l’infarto in media 10 anni prima di iniziare a svapare.
Il Journal of American Heart Association, comunicando di ritirare lo studio dalla pubblicazione, affermava di ritenerne “le conclusioni inaffidabili”. Ma questo non ha impedito che, sette mesi dopo, finisse dritto dritto fra le citazioni di un report dell’Oms. Forse l’Organizzazione mondiale di sanità non sa che il lavoro di Glantz e Bhatta è stato ritrattato? Oppure lo ritiene comunque affidabile? O ancora, semplicemente, pensa che abbiamo tutti l’anello al naso?

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