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Lotta al fumo, Roccatti: “La sigaretta elettronica sarà protagonista, è solo questione di tempo”

Parla il presidente di Anafe-Confindustria alla vigilia della pedalata di 700 km in solitaria: "Il problema non è “se” le istituzioni sanitarie accetteranno il rischio ridotto, ma “quando”.

Partirà da Torino domenica 13 settembre per arrivare a Roma mercoledì 16. E lo farà in bicicletta, pedalando per oltre 700 chilometri. Attraverserà le Alpi, costeggerà il Tirreno, abbraccerà le colline viterbesi sino ad arrivare nel cuore della capitale, in viale Regina Elena, dove c’è la sede dell’Istituto superiore di sanità. Umberto Roccatti, presidente di Anafe-Confindustria vuole così dimostrare le potenzialità della sigaretta elettronica come strumento in grado di abbattere il danno prodotto dal fumo di tabacco.

Come è nata l’idea della Ride4Vape?
Era da qualche anno che ci pensavo, ma dopo il caso statunitense Evali (responsabile di migliaia di ricoveri per intossicazione dovuti al consumo di prodotti illegali, ndr) non ho più avuto dubbi: è assolutamente necessario creare contenuti, eventi e manifestazioni che dicano la verità sulla sigaretta elettronica. Per noi di Anafe Confindustria – una volta stabilizzata la situazione a livello di tassazione – si tratta della massima priorità. Ne ho parlato con gli associati e ho avuto un gran riscontro. E mi hanno anche dato del matto!

Come si svilupperà la pedalata?
Ride4Vape ha l’obiettivo di portare una chiavetta USB contenente i principali studi indipendenti sulla sigaretta elettronica presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanità a Roma. Il viaggio sarà suddiviso in quattro tappe da 200 chilometri, tranne ultimo giorno che saranno 100. Da Torino a Rapallo, poi Cecina il secondo giorno, Tarquinia il terzo e l’arrivo all’Iss il quarto giorno. Il percorso passerà attraverso il Monferrato e poi la statale del Turchino in Piemonte, via Aurelia in Liguria, Toscana e Lazio, poi da Tarquinia verso Roma passando per il lago di Bracciano.

Sarà possibile per il pubblico seguire le fasi della pedalata?
Ci saranno dirette live e stiamo studiando un sistema di tracciamento in tempo reale. Sulla pagina Facebook di Ride4Life e su quella di Anafe ci saranno aggiornamenti costanti.

Sarà un percorso in solitaria o qualcuno si unirà a lei?
Purtroppo la pedalata non potrà essere troppo “social”, nel senso che per arrivare a Roma in poco tempo bisogna tenere un’andatura di un certo tipo ed essere molto allenati. Invito però tutti i cicloamatori a unirsi – seppur non in presenza – e a sostenermi fino alla fine!

Da quanto tempo pratica il ciclismo?
Mio padre mi regalò una bici da corsa a 18 anni, proprio durante gli anni d’oro del mitico Pantani, e me ne innamorai. Poi per 15 anni appesi le ruote al chiodo perché fumavo mediamente 30 sigarette al giorno e non avevo più fiato. Da quando ho smesso di fumare ho ripreso a pedalare con sempre maggiore passione.

Come si è allenato in vista di questo viaggio?
In realtà il tempo è poco e il mio livello di preparazione è oggettivamente basso. La sfida di arrivare a Roma in quattro giorni è tosta. Faccio circa 500 chilometri al mese ma ultimamente sono arrivato anche a 800. Ride4Vape prevede 700 km in quattro giorni, devo dire che è una bella avventura.

Da quanto tempo svapa e per quanto tempo ha fumato prima di passare alla sigaretta elettronica?
Svapo da novembre 2009, cioè da quando i miei soci, Roberto Aimasso e Marcello Balestra, mi fecero provare una 510. Passai in un attimo da trenta a cinque sigarette al giorno. Nel 2012, con l’arrivo dei CE4, smisi completamente e adesso il solo odore di sigaretta combusta mi fa venire il voltastomaco. Tutt’ora svapo circa 4 ml al giorno a 8 milligrammi di nicotina con la resistenza da 0,8 ohm in Mtl, principalmente tabaccosi e cremosi, anche se ovviamente per lavoro utilizzo un’infinità di flavour e device differenti.

Ha notato dei miglioramenti nelle sue prestazioni e nella sua salute dopo il passaggio al vaping?
Si, in maniera netta e molto repentina. È questo che mi sconvolse nel 2009. In soli quindici giorni mi sparì il sibilo mattutino, e le prestazioni sportive – al tempo principalmente tapis roulant in palestra – sono migliorate praticamente subito.

È solo una sua sensazione o ha fatto degli esami specifici?
Dopo dieci anni di svapo, qualche mese fa, ho fatto una Tac ai polmoni e un esame di spirometria approfondito a cinque livelli, valutando anche lo scambio alveolare anidride carbonica/ossigeno. Posso dirvi che ho valori comparabili a una persona che non ha mai fumato, nonostante lo abbia fatto per oltre 15 anni e sebbene svapi da oltre 10!

Qual è l’obiettivo che spera di raggiungere con questa iniziativa?
L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni, i media e i consumatori sulla necessità di informare adeguatamente i fumatori adulti che non riescono o non vogliono smettere di fumare delle alternative alla sigaretta tradizionale presenti sul mercato. Ci rivolgiamo quindi a tutti i fumatori adulti italiani, che oggi sono circa 12 milioni e che nonostante le varie norme volte alla disassuefazione, alle campagne istituzionali di sensibilizzazione e alla presenza sul territorio nazionale dei centri antifumo non riescono o non vogliono abbandonare la bionda tradizionale. Chi non fuma non deve assolutamente fumare, neanche la sigaretta elettronica, soprattutto se minorenne. Chi fuma deve smettere, possibilmente subito, anche con l’aiuto di professionisti. Ma chi non smette, o non vuole farlo, va quanto meno incentivato a provare, e si spera a passare a prodotti senza combustione, a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica. Le evidenze scientifiche sono ormai definitive e soprattutto indipendenti, quindi è un imperativo sostenere quello che può essere uno strumento di salute pubblica dal potenziale incredibile. Questa iniziativa è peraltro la messa a terra del Manifesto lanciato da Anafe in occasione del World No Tobacco Day 2020, sottoscritto non solo dal settore produttivo ma anche da non fumatori e da associazioni per la tutela dei minori come il Moige.

Perché, secondo lei, le istituzioni sanitarie sono così caute, quando non apertamente ostili, alla sigaretta elettronica e alla riduzione del danno da fumo?
C’è un’applicazione distorta del principio di precauzione; basti pensare a Evali. Per un mese, nell’autunno scorso, abbiamo assistito a un allarmismo incredibile. Stando a quanto riportato dalla stampa e dalle Istituzioni, la sigaretta elettronica avrebbe dovuto fare centinaia di morti. Ma in Europa, dove le regole ci sono, non solo non è morto nessuno ma addirittura non è stata registrata nemmeno una singola ospedalizzazione. Le conseguenze di tutto ciò? Anni di posizionamento e accreditamento persi per articoli disfattistici e accuse per lo più infondate verso il nostro comparto. Intanto il fumo fa 80 mila morti all’anno. Più del Covid. E’ ora che qualcuno si prenda la responsabilità di quello che sta (e non sta) facendo.

Qual è secondo lei il futuro prossimo del settore?
Non ho dubbi: la sigaretta elettronica sarà utilizzata come strumento di rischio ridotto in tutto il mondo. Anche perché i casi virtuosi in tal senso non mancano. Si pensi al Regno Unito. E i modelli attuali generano un alto livello di soddisfazione, elemento senza il quale il fumatore non riuscirebbe neppure a fare il passaggio. Inutile girarci intorno: il fumatore adora fumare, quindi deve essere appagato nello svapare. Il problema non è “se” le istituzioni sanitarie accetteranno il rischio ridotto, ma “quando”. Nel mentre, ricordo a chi gestisce le politiche di sanità pubblica, che solo lo 0,1% dei fumatori si reca in un centro antifumo, cioè 12 mila persone all’anno su 12 milioni di fumatori, e che solo lo 0,05% ottiene qualche risultato. In ambito “privato” sono risultati che si definirebbero fallimentari. Intanto 80.000 persone all’anno muoiono. Ed ogni anno perso sono vite umane sacrificate all’indecisione e al principio di precauzione.

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