Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sostanze tossiche nei vapori della sigaretta elettronica: dubbi dalla comunità scientifica

Scienziati e medici sollevano eccezioni metodologiche alla ricerca che sarà presentata alla European Respiratory Society.

Sta facendo molto discutere una ricerca condotta da studiosi americani, che sarà presentata durante il prossimo congresso della European Respiratory Society (Ers), che si terrà in forma virtuale dal 7 al 9 settembre prossimi. Ma, grazie alla tempestiva diffusione di un comunicato stampa (curiosamente con i verbi coniugati al passato, come se l’evento si fosse già tenuto), i risultati dello studio sono già oggetto di dibattito. Gli autori sono Sven-Eric Jordt, docente associato di anestesiologia, farmacologia e biologia del cancro presso la Duke University, e Hanno Erythropel, chimico della Yale University.
L’equipe ha rilevato che gli aromi presenti nei liquidi per sigarette elettroniche, quando si combinano con i diluenti (cioè il glicole propilenico e la glicerina vegetale), danno origine a nuove sostanze chimiche tossiche. Tramite esperimenti in laboratorio, i ricercatori hanno osservato gli effetti di questi composti sulle cellule che rivestono i bronchi. “L’attivazione dei recettori sensoriali dell’irritazione – spiega il professor Jordt – può aumentare la frequenza cardiaca e, nelle persone predisposte, può portare a un battito cardiaco irregolare e ad una pressione sanguigna più alta. Può anche aumentare le secrezioni delle vie nasali e nei polmoni e nelle vie aeree, portando a tosse e difficoltà respiratorie”. Questi nuovi composti, si legge sempre nel comunicato stampa, “possono danneggiare e uccidere le cellule polmonari, probabilmente danneggiandone il metabolismo”. Un effetto riscontrato soprattutto per gli aromi ai gusti fruttati o alla cannella.
In una seconda presentazione, Erythropel illustrerà una analisi fra i liquidi dell’azienda americana Juul ai gusti menta, vaniglia e mango, comparando quelli venduti in Usa e Canada e quelli commercializzati in Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Naturalmente i secondi contengono meno nicotina, dovendosi adeguare al limite di 20 mg/ml previsto dalla Direttiva europea sui prodotti del tabacco. Ma non è l’unica differenza. I liquidi venduti in Europa, rivela l’analisi, contengono anche minore quantità di agenti aromatizzanti. Il liquido alla menta europeo, invece, sopperisce alla minore quantità di mentolo con un agente sintetico, il WS-3, una sostanza, commenta l’autore, “la cui sicurezza per l’inalazione è sconosciuta”. A commento di questi studi, il presidente dell’Advocay council dell’Ers Jørgen Vestbo, afferma che “le sigarette elettroniche non possono essere considerate un’alternativa più sicura a quelle di tabacco”. Una posizione che in realtà non sorprende, in linea con quanto già espresso dalla società, che rifiuta il concetto di riduzione del danno da fumo.
I risultati di questi lavori, però, non convincono parte del mondo scientifico. Jacob George, docente di Medicina e terapia cardiovascolare all’Università di Dundee e autore di uno studio durato due anni che ha rilevato importanti benefici cardiovascolari per chi passava dal fumo al vaping, solleva prima di tutto dubbi metodologici. “I dati qui presentati – commenta – riguardano il lavoro sulle cellule in vitro e non gli studi clinici sull’uomo. Pertanto, qualsiasi estrapolazione all’intero sistema della fisiologia umana è nella migliore delle ipotesi debole”. E, dopo aver notato “che le concentrazioni dei principali aromi e nicotina nelle sigarette elettroniche sono molto inferiori nell’Ue rispetto agli Stati Uniti”, conclude: “È importante sottolineare che nessuno dovrebbe affermare che le sigarette elettroniche sono completamente sicure. In un mondo ideale non dovremmo inalare qualcosa di diverso dall’ossigeno. Tuttavia, come rischio comparativo, contengono molte meno sostanze chimiche nocive rispetto alle 8000 sostanze chimiche nelle sigarette di tabacco tradizionali, tra le quali interazioni chimiche non siamo nemmeno stati in grado di comprendere appieno”.
Anche Nicholas Hopkinson, direttore medico della British Lung Foundation e lettore di Medicina respiratoria presso l’Imperial College London, solleva dubbi sulle conclusioni dello studio. “Poiché questi studi non forniscono informazioni sulle concentrazioni relative rispetto a quelle osservate nel fumo di sigaretta – afferma – non è chiaro quale significato abbiano i risultati”. Hopkinson conviene sulla necessità di monitorare i componenti dei liquidi, “in modo da ridurre il più possibile qualsiasi rischio” e poi aggiunge: “Nessun commentatore serio sostiene che lo svapo sia completamente sicuro, tuttavia è molto meno pericoloso del fumo perché le sostanze chimiche tossiche nel fumo di tabacco sono assenti o sono presenti a concentrazioni molto più basse”. “I fumatori che passano allo svapo – conclude – trarranno un significativo beneficio per la salute, con una ridotta esposizione al cancro che causa sostanze chimiche e una migliore funzione dei vasi sanguigni. Tuttavia, le persone che svapano dovrebbero cercare di smettere a lungo termine poiché è probabile che ci sia qualche rischio, ma non rischiando di tornare a fumare”.
Meno diplomatico il cardiologo greco Konstantinos Farsalinos, che commenta sarcasticamente la “scoperta” che la reazione fra alcool (Pg e Vg) e aldeidi (gli aromi) dà origine ad acetali, citando uno studio di Nels Minné e Homer Adkins che lo diceva già nel 1933. “Che scoperta! – chiosa Farsalinos – gli scienziati americani hanno scoperto l’America (di nuovo)…”.

Articoli correlati