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Tpd, pubblicato il parere del Comitato scientifico sulle sigarette elettroniche

Per la revisione della direttiva lo Scheer non fa sconti al vaping. Consultazione pubblica sul documento aperta fino al 26 ottobre.

È stato pubblicato ieri, nella sua versione preliminare, il parere del Scientific committee on health, environmental and emerging risks (Scheer) della Commissione europea, richiesto in vista della revisione della Direttiva europea sui prodotti del tabacco, che si occupa anche di sigarette elettroniche. In passato il Comitato scientifico non è stato tenero verso il vaping, tanto da inserirlo nel gennaio del 2019 fra le nuove emergenze sanitarie. A quanto pare, non ha cambiato posizione. In questa preliminary opinion, lunga 117 pagine, allegati compresi, lo Scheer opera una revisione delle “più recenti informazioni tecniche e scientifiche sulle sigarette elettroniche”. Si occupa, è bene specificarlo, esclusivamente dello strumento così come descritto dalla Tpd, cioè con nicotina. “Le sigarette elettroniche non contenti nicotina – si legge – non sono contemplate in questo parere”.
Il Comitato, in pratica, ha analizzato le evidenze scientifiche sul vaping, classificandole come forti, deboli o moderate. Le conclusioni sono le seguenti. Il complesso delle evidenze dei rischi di danno irritativo locale al tratto respiratorio, dovuta all’esposizioni a polioli, aldeidi e nicotina, è moderato per gli utilizzatori assidui di sigaretta elettronica e non si può escludere per gli utilizzatori medi e leggeri. Tuttavia l’incidenza riportata di questo problema è bassa. Cioè si verifica con una frequenza statistica bassa, secondo quanto riportato. Le evidenze, continua il documento, di rischi di effetti a lungo termine sul sistema cardiovascolare sono forti. Quelle di rischi di cancerogenicità del tratto respiratorio, dovute all’esposizione a lungo termine cumulativa alle nitrosamine e all’esposizione a acetaldeide e formaldeide sono da deboli a moderate. Le evidenze di rischi di effetti avversi, in particolare di cancerogenicità, dovute ai metalli presenti negli aerosol sono deboli.
Forti sono invece giudicati i rischi di avvelenamento e di lesioni dovute a bruciature o esplosioni, ma anche in questo caso l’incidenza riportata è bassa. Non vi sono, invece, dati sufficienti per valutare altri effetti avversi sulla salute, comprese le malattie polmonari o rischi posti specificatamente dagli aromi. Per le persone esposte al vapore passivo, il Comitato valuta come moderate le prove a sostegno di danni irritativi locali del tratto respiratorio e da deboli a moderate quelle di effetti al sistema cardiovascolare e quelli cancerogeni.
Non va meglio quando si parla di minori. Lo Scheer giudica forti le evidenze che la sigaretta elettronica sia una porta di ingresso per il fumo per i minori, che la nicotina nei liquidi sia coinvolta nello sviluppo della dipendenza e che gli aromi contribuiscano significativamente a rendere il vaping attraente. Qui viene, però, fatto notare che la maggior parte degli studi su questa materia utilizzano dati relativi agli Stati Uniti. “I prodotti sul mercato americano possono essere molto diversi da quelli europei e le conclusioni tratte per gli Stati Uniti potrebbero non essere direttamente trasferibili all’Unione europea”, si legge nel documento. “Tuttavia – si giustifica il Comitato – le tendenze potrebbero estendersi e quello che accade al di fuori dell’Ue non va ignorato”. Anche sul ruolo del vaping nella cessazione del fumo tradizionale lo Scheer non sorprende: le evidenze che aiuti a smettere sono giudicate deboli, mentre quelle che contribuisca a ridurre il fumo sono da deboli a moderate. Nel documento si specifica in verità che “da recenti revisioni emergono prove che le sigarette elettroniche aiutano i fumatori a smettere di fumare a lungo termine rispetto alle sigarette elettroniche placebo”. Però “per l’esiguo numero di sperimentazioni” queste evidenze vengono giudicate deboli. Tant’è.
La prima cosa che salta all’occhio, alla lettura di questo documento, è che non vi è nessuna concessione alla riduzione del danno e del rischio. Mai vi è un paragone con i danni del tabacco combusto, notoriamente più alti, o del fatto che la sigaretta elettronica sia uno strumento accettato favorevolmente dai fumatori. Come dimostrato da una ricerca citata nel documento che indica come il numero dei fumatori che hanno tentato di smettere senza assistenza sia aumentato dal 70,3% del 2012 al 74,8 del 2017 e che la sperimentazione con l’e-cig a questo scopo sia passata dal 3,7 al 9,7%, mentre l’uso della farmacoterapia sia sceso dal 14,6 al 9,7% e quello dei servizi per smettere di fumare dal 7,5 al 5%.
Sul parere sulle sigarette elettroniche del Scientific committee on health, environmental and emerging risks è ora aperta una consultazione pubblica. Fino alle 23.59 del 26 ottobre prossimo, sarà possibile sottoporre osservazioni e commenti. Le associazioni dei consumatori europee invitano tutti, ma soprattutto scienziati che hanno condotto studi sulle sigarette elettroniche a partecipare alla consultazione. Per farlo è sufficiente cliccare su questo link e seguire le procedure indicate.

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