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Agenzia Dogane e Monopoli: applicare lo “schema tabacco” anche a sigarette elettroniche e canapa

Il direttore Minenna in audizione al Senato. "Delle sigarette sappiamo tutto, dal prezzo di vendita alla composizione chimica. Non è così per gli altri settori assimilati, manca sempre qualche tassello".

Assoggettare anche la filiera della sigaretta elettronica alle stesse regole, controlli e restrizioni di quella già in essere del tabacco. Inglobando anche nelle proprie fauci anche l’intera rete distributiva e commerciale della canapa sativa. È la proposta che Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, ha lanciato durante l’audizione al Senato sugli obiettivi di politiche fiscali nel triennio 2020-2022.
Ci sono aspetti importanti anche sul tema dei tabacchi – ha detto Minenna di fronte i senatori – E quando parlo di tabacchi, parlo anche di ciò che è assimilato al tabacco e quindi, aggiungo, anche alla luce della recente sentenza della corte di cassazione, relativamente ai prodotti derivati da canapa sativa, anche i prodotti di simile natura. Il punto è secondo me abbastanza intuitivo. Abbiamo esaminato tutta la disciplina che riguarda i tabacchi da inalazione, quelli senza combustione, i prodotti accessori, le cartine, le sigarette elettroniche. Secondo me lo Stato italiano negli anni ha montato un sistema di regulation sui tabacchi, in particolare quelli che passano dai tabaccai, veramente eccezionale, perché si doveva contrastare il contrabbando. Quindi l’Agenzia delle dogane e monopoli di un pacchetto di sigarette o di sigari sa dove viene prodotto, dove viene trasportato, dove va a finire, quale è la sua composizione chimica. Perché se noi per contrabbando sequestriamo un pacchetto di sigarette simile a quello che c’è dal tabaccaio, noi sappiamo verificare addirittura se c’è un aroma caratterizzante diverso e siamo in grado di intervenire con una potestà molto importante dal punto di vista della vigilanza e dell’enforcement.
Addirittura autorizziamo il packaging, quello dove ci sono le immagini giustamente urtanti nei confronti dell’utente. In altri campi diversi da questo – e non sto parlando della fiscalità che sono questioni di politica e che quindi non riguardano un’agenzia di indirizzo, che esegue gli ordini che arrivano dall’autorità politica e dal governo – invece mancano ogni tanto dei pezzi. Il sistema dei tabacchi funziona sostanzialmente con il deposito fiscale, punto di vendita autorizzato, prezzo imposto, sistema dell’accise, franchigia doganale. Ci sono tutta una serie di requisiti che hanno consentito questa tracciatura molto puntuale. Immaginate che nella mia nota tecnica di quadro sinottico di sintesi al ministro abbiamo scritto 350 note a piè di pagina per descrivere l’apparato normativo.
Purtroppo –
ha continuato Minenna, toccando il punto saliente – per gli altri settori assimilati (tra cui anche la sigaretta elettronica, nrd) non è così così, manca sempre qualche tassello. Questi pezzi servono per far sì che l’agenzia conosca cosa viene venduto e distribuito, perché incrocia anche un tema di salute pubblica. Il risultato è che non c’è la piena governance del settore, il che vuol dire che se anche io do una certa aliquota di imposizione fiscale, non so se c’è un’elusione della stessa, non so se c’è una forma di immissione in consumo da parte di soggetti che non siano autorizzati e che magari usano un meccanismo di e-commerce irregolare. Nel caso dei prodotti derivati da canapa sativa io autorizzo il punto di vendita ma non ho la cognizione di quello che viene venduto mentre sul punto di vendita dei tabacchi io so tutto. A mio avviso si tratta di proporre un “pacchetto norme” – che è la nostra proposta – che oltre a poter recuperare probabilmente dai 100 ai 500 milioni di euro rimette a invarianza di aliquota tutto nella stessa regola. Cioè un levelling dei playing fields sul settore, tale da garantire poi un’attività di surveillance enforcement, che sia identica anche di vigilanza informativa”.
Le proposte dell’Agenzia delle dogane e monopoli arrivano puntualmente, come ogni anno, alla vigilia della legge di bilancio. Per capire se la riforma andrà in porto occorre attendere che qualche parlamentare depositi la proposta al vaglio del Parlamento. Già il nome del firmatario proponente darà utili indicazioni per sapere se l’idea di Minenna prenderà forma a partire dal prossimo anno o se rimarranno parole agli atti della commissione parlamentare. Ad ogni buon conto, le premesse fanno presagire mesi di novembre e dicembre assai movimentati.

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