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Filippine, bufera sulla Fda per finanziamento da gruppi stranieri anti-vaping

L'agenzia, impegnata nella regolamentazione delle sigarette elettroniche, ha ammesso di aver ricevuto soldi da Bloomberg Initiative.

Bufera sulla Food and drug administration delle Filippine, che ha ammesso di aver accettato finanziamenti da gruppi stranieri anti-tabacco e anti-vaping, proprio alla vigilia dell’emissione delle linee guida per la regolamentazione dei prodotti del vaping e del tabacco riscaldato. I finanziamenti sono stati elargiti da the Union e Bloomberg Initiative, già sostenitori finanziari dei più agguerriti militanti contro la sigaretta elettronica negli Stati Uniti. A riportare la notizia è il quotidiano locale Manila Standard, che racconta come sia stata richiesta l’istituzione di una inchiesta parlamentare sulla vicenda.
A sollevare il problema sul potenziale conflitto di interessi dell’agenzia governativa sono stai il vicepresidente della camera Deogracias Victor Savellano e la deputata Estrellita Suansing. Durante le consultazioni a distanza che la Fda filippina stava tenendo sulle linee guida proposte per la regolamentazione dei prodotti del vaping, Suansing ha chiesto se l’agenzia avesse ricevuto finanziamenti da organizzazioni internazionali. Un membro dell’agenzia ha dapprima negato, riporta il Manila Standard. Poi, davanti alle accuse circostanziate dalla Suansing di aver preso un finanziamento da Blomberg come contributo per l’attuazione del National Tobacco Control Programme, l’Fda ha ammesso di aver accettato il denaro.
La deputata ha allora sottolineato l’importanza della trasparenza, quando si elaborano leggi di rilevanza nazionale. “Questo finanziamento – ha commentato – potrebbe aver influenzato la direzione politica delle regolamentazioni”, evidenziando il potenziale conflitto di interessi. Suansing ha richiesto di avere una copia della sovvenzione ricevuta da Bloomberg, mentre Savellano ha chiesto la momentanea sospensione delle audizioni e una indagine parlamentare sull’accaduto. Vedremo come andrà a finire, ma rimane la poco rassicurante sensazione che gruppi stranieri possano ingerire nelle decisioni di Paesi più vulnerabili.

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