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Sigarette elettroniche, quando la realtà smentisce la narrazione mediatica

Soltanto sei Stati Usa su 50 (tra cui New York e California) le vietano in toto o in parte. Una percentuale risibile che però è presa a modello da giornali e tv di tutto il mondo.

Puntuale come ogni anno, il Consumer Choice Center ha pubblicato l’indice sul vaping degli Stati Uniti, la particolare classifica degli Stati in relazione alla normativa applicata alle sigarette elettroniche. Per giudicare il comportamento di ogni Stato si è creato un sistema di punteggio ponderato in modo univoco che analizza le eventuali restrizioni introdotte rispetto alla normativa federale e della Food and Drug Administration: divieto di aromi caratterizzanti, tasse e la possibilità di vendere prodotti online.
Soltanto 6 Stati hanno ottenuto il minimo dei voti: California, New Jersey, Massachusetts, Rhode Island, New York, Illinois. Una percentuale dunque risibile che però sui giornali di tutto il mondo tende a essere presa a modello e generalizzata per tutti gli Usa. Leggendo le cronache quotidiane, parrebbe infatti che gli interi Stati Uniti siano soggetti a restrizioni e divieti pressoché totale. E invece l’indice di CCC ha finalmente messo nero su bianco la reale entità del fenomeno: poco più del 10 per cento degli Stati adottano provvedimenti restrittivi. Sono invece ben 24 (circa il 50 per cento) gli Stati che non hanno alcuna limitazione nella vendita, non hanno tasse aggiuntive, non impediscono l’utilizzo di aromi all’interno delle miscele nicotinizzate. I rimanenti 20 Stati applicano tasse esigue e regolamentano la vendita online dei prodotti, soprattutto quelli contenenti nicotina.
La California e New York, però, rappresentano anche a livello mediatico la guida culturale degli Stati Uniti, venendo spesso presi a modello come se fossero lo specchio del Paese. In realtà la rappresentazione dei media non rispecchia affatto la situazione reale nel Paese, che è invece composta dalle decine di Stati interni, quelli cioé dove vive la “gente normale” che non frequenta i salotti newyorkesi o le serate californiane. Si potrebbe spiegare anche in questo modo il dietrofront di Trump dell’anno scorso: probabilmente ha percepito che a volere il ban del vaping sia solo una sparuta minoranza, figlia di un sempre più dilagante pseudo-perbenismo del nostro tempo. Quella cioé maggiormente ideologica, che non cambierebbe opinione neppure di fronte l’evidenza.
Nella cartina, gli Stati in verde sono quelli libertari nel confronti del vaping, in giallo quelli che hanno leggeri vincoli, in rosso quelli che vietano parzialmente o del tutto l’utilizzo o la distribuzione della sigaretta elettronica.

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