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Alcase Italia: i malati di cancro al polmone hanno diritto a maggiori tutele

La professoressa Gatta dell'associazione che tutela i pazienti oncologici lamenta la gestione nel corso della pandemia da Covid-19: rifiutato l'accesso ai reparti.

Proprio a novembre, il mese mondiale dedicato al cancro al polmone in cui si concentrano gli sforzi volti ad informare l’opinione pubblica, tutto sembra reso invisibile dal covid. È questo il grido d’allarme della professoressa Deanna Gatta, presidente della sezione italiana di Alliance for Lung Cancer Advocay Support and Education (Alcase), giunto alla nostra redazione tramite un comunicato stampa. L’associazione denuncia l’aumento di “segnalazioni di pazienti a cui si nega l’accesso ai reparti, invitandoli a passare dal pronto soccorso, o che vengono invitati a recarsi dal loro medico di base oppure ancora a cui vengono rifiutati gli esami strumentali necessari per la prosecuzione delle terapie o dei periodici controlli”. Un tema, quello della gestione dei malati oncologici in periodo pandemico, che è ormai all’ordine del giorno.
Tutta la popolazione è preoccupata e tutto il personale sanitario è sottoposto a logoranti turni di lavoro in condizioni sicuramente stressanti – conclude Gatta – ma occorre ricordare che, poiché i malati di cancro (e del polmone in particolare) sono persone che già godono di una qualità di vita inferiore a quella di un cittadino sano, proprio questi cittadini hanno il diritto di essere maggiormente tutelati”.

Ecco il testo integrale del comunicato stampa:

È novembre, il mese mondiale dedicato al cancro del polmone, il mese in cui si concentrano gli sforzi volti ad informare l’opinione pubblica su un tumore che rimane ancora oggi inteso come “incurabile” e che, invece, grazie ai recenti progressi della biologia molecolare, alla produzione di nuovi farmaci mirati a specifici bersagli molecolari e alla nuova immunoterapia, è sempre più curabile.
Ebbene, proprio nel mese in cui si chiede a tutti, personale sanitario compreso, empatia, solidarietà, supporto psicologico e stessi trattamenti di qualità per i malati di cancro al polmone, tutto sembra reso invisibile dalla emergenza pandemica. Negli ospedali, nei centri di prenotazione, negli ambulatori, si vede solo il Covid 19.
E così aumentano giorno dopo giorno le segnalazioni di pazienti a cui si nega l’accesso ai reparti, invitandoli a passare dal pronto soccorso, o che vengono invitati a recarsi dal loro medico di base oppure ancora a cui vengono rifiutati gli esami strumentali necessari per la prosecuzione delle terapie o dei periodici controlli.
Tutti si sono dimenticati che l’11 marzo scorso il Ministero ha emanato delle raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici ed onco-ematologici, in corso di emergenza da COVID-19, che chiedevano:
– di identificare e applicare quanto più rapidamente possibile le modalità necessarie a garantire i trattamenti oncologici necessari ai pazienti residenti nelle “aree rosse”, al fine di assicurare il principio di intensità di dose, in modo che non venga negativamente influenzata la prognosi della patologia in trattamento;
– alle strutture sanitarie presenti nel Paese di identificare e istituire percorsi e spazi (es. sale di attesa) dedicati ai pazienti in oggetto;
– di porre particolare attenzione ai pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per tumori a localizzazione polmonare, con trattamento che abbia comportato un sacrificio parziale o totale di parenchima polmonare.
Si è anche dimenticato che in data 4 aprile 2020 il ministero aveva emanato una direttiva a tutti gli organi centrali e periferici della pubblica amministrazione e agli ordini delle professioni collegate alla sanità, che prevedeva che il cosiddetto “tampone” venisse eseguito a tutte le persone che presentassero sintomi da Coronavirus, con priorità per le persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia come le persone anziane e quelle con altre morbidità quali malattie polmonari, tumori…
Tutta la popolazione è preoccupata e tutto il personale sanitario è sottoposto a logoranti turni di lavoro in condizioni sicuramente stressanti, ma occorre ricordare che, poiché i malati di cancro (e del polmone in particolare) sono persone che già godono di una qualità di vita inferiore a quella di un cittadino sano, proprio questi cittadini hanno il diritto di essere maggiormente tutelati.

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