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Nonostante il Regno Unito sia tra i principali sostenitori della sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno da fumo, in occasione del blocco a causa della seconda ondata di covid-19 il governo non ha riconosciuto ai rivenditori di esercitare una attività essenziale. I negozi dunque devono stare chiusi. John Dunne, presidente dell’associazione che tutela la filiera commerciale del vaping, si dimostra amareggiato: “Solo all’inizio di quest’anno la Public Health England ha riconosciuto il contributo svolto dallo svapo nell’aiutare i fumatori a smettere e recenti ricerche hanno nuovamente evidenziato che i prodotti del vaping sono molto più efficaci dei cerotti e delle gomme da masticare con nicotina. La cosa peggiore che dobbiamo evitare è che le persone siano tentate di tornare a fumare o non tentano di smettere a causa delle difficoltà di approvvigionamento di questo periodo“.
Anche l’Italia si appresta ad affrontare una seconda fase di blocco, seppure molto più soft rispetto quella già attraversata la scorsa primavera. A differenza di quanto deciso dal governo di Sua Maestà, il governo Conte ha riconosciuto l’essenzialità della sigaretta elettronica e dei liquidi di ricarica. In occasione del prossimo blocco i negozi dotati di autorizzazione dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli potranno rimanere aperti – alla stregua di tabaccai, farmacie e edicole – anche nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. “Le rivendite di sigarette elettroniche e prodotti liquidi da inalazione – scrive Adm nella circolare attuativa – rientrano tra gli esercizi esclusi dall’obbligo di sospensione e/o chiusura, rientrando nella definizione di prodotti per fumatori. La vendita è consentita sia se effettuata in tabaccheria sia se effettuata in esercizi specializzati nella vendita esclusiva di sigarette elettroniche e prodotti liquidi da inalazione”.