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Si è svolta questa mattina il terzo incontro dello Special committee on beating cancer (Beca) del Parlamento europeo. L’evento, in parte in presenza e in parte con collegamenti dall’esterno, ha visto i membri della commissione confrontarsi con alcuni esperti sul tema cancro e stili di vita. I lavori sono propedeutici all’elaborazione di un rapporto che il gruppo parlamentare presenterà alla Commissione europea, in vista della preparazione del Piano europeo contro il cancro. Si è parlato, naturalmente, anche di tabacco e riduzione del rischio e, per attirare l’attenzione sulle potenzialità della sigaretta elettronica, l’associazione World Vapers’ Alliance ha organizzato quella che ha definito “una manifestazione covid-friendly”.
All’esterno del Parlamento sono state disposte le sagome in cartone dei partecipanti, striscioni, slogan e cartelli con le testimonianze dei consumatori. Un modo per essere presenti e cercare di fare arrivare la propria voce, malgrado le limitazioni imposte dalla pandemia. “Pur non potendo essere presenti fisicamente – ha spiegato il direttore dell’organizzazione Michael Landl – volevamo essere sicuri che i parlamentari europei ci sentissero e ci vedessero. Ogni anno in Europa 700mila persone muoiono per tumori indotti dal fumo, ma come vaper abbiamo sperimentato in prima persona che la sigaretta elettronica aiuta a smettere di fumare. Il Piano europeo contro il cancro deve approvare il vaping come metodo efficace per aiutare i fumatori a passare ad una alternativa più sicura e ridurre il cancro nel Continente”.
E di rappresentanti europei attenti alle istanze dei consumatori ce n’è stato più di uno durante l’incontro. L’italiano Pietro Fiocchi, già attivo in passato sul tema, ha fatto riferimento alla quantità di studi scientifici che dimostrano come le sigarette elettroniche riducano di molto il rischio di cancro rispetto al fumo, mentre il parlamentare croato Tomislav Sokol ha parlato più ampiamente del concetto di riduzione del danno da tabacco, chiedendo se non possa essere integrato nella strategia di lotta ai tumori. Il più incisivo è stato il tedesco Peter Liese, che ha ricordato come lo scorso febbraio, in Commissione salute, un rappresentante dell’Organizzazione mondiale di sanità affermò che “in nessuna circostanza la sigaretta elettronica è più dannosa di quella di tabacco”. Secondo Liese è necessario garantire che il vaping non sia soggetto alle stesse limitazioni del fumo. “Smettere di fumare – ha affermato – è una cosa facile da dire, ma molto difficile da fare per chi ha una dipendenza. Per questo penso che dovremmo essere un po’ più aperti verso le sigarette elettroniche. Dobbiamo almeno fare in modo che non siano meno accessibili del tabacco”.
Posizioni che hanno trovato eco nelle parole di una degli esperti presenti all’audizione, la dottoressa Nataliya Chilingirova, docente associato di Oncologia presso l’Università di medicina di Pleven, in Bulgaria. “In base alle attuali evidenze – ha spiegato Chilingirova – i livelli di esposizione ai cancerogeni da sigaretta elettronica sono più bassi di quelli del fumo di sigaretta. Le e-cigarette sono una buona alternativa per chi non vuole o non riesce a smettere di fumare. Suggerisco che le restrizioni normative applicare alle sigarette, non vengano applicate in toto ai nuovi sistemi si somministrazione della nicotina, che potrebbero essere usati come strumento di riduzione del danno per i fumatori accaniti e per chi non ha altra scelta”.