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Rincaro sigarette elettroniche, i negozianti: “Ipotesi illogica e irrazionale”

Antonella Panuzzo, presidente UniEcig: "Invece di vessarci con continui aumenti fiscali, il governo dovrebbe sostenere una categoria che sta aiutando a smettere di fumare milioni di persone".

Rappresentano la parte più debole della filiera. Quelli in prima linea, quelli che per primi devono fare i conti con la crisi. Quelli che, nonostante tutto, devono avere sempre il sorriso sulle labbra. Sono i negozianti, o commercianti che dir si voglia. Ma sono soprattutto persone, lavoratori, famiglie che ogni giorno alzano quella fatidica serranda che garantisce il pane quotidiano. Ne hanno già vissute tante i rivenditori di sigarette elettroniche. Dal primo – e forse unico – boom del 2012/2013 è stato un susseguirsi di restrizioni, normative, vessazioni, burocrazia. E anche quest’anno il Natale non si prospetta felice. Migliaia di imprenditori avevano investito in un comparto libero per ritrovarsi nel giro di qualche anno sotto il controllo dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli. E ora sono nuovamente costretti dover spiegare ai consumatori, fumatori o ex fumatori, che il loro strumento antifumo ha subìto un ulteriore rincaro perchè lo Stato ha vuole fare cassa e, anziché colpire le multinazionali del tabacco e il loro prodotto di maggior consumo, ha scelto di accanirsi contro migliaia di piccole imprese, spesso ditte individuali o a conduzione familiare. Si tratterebbe di un rincaro che raggiungerà in tre anni il 500% per cento del prezzo attuale se l’emendamento del Ministero dell’Economia venisse approvato così come è.
Antonella Panuzzo, presidente dei rivenditori di sigarette elettroniche riuniti sotto il simbolo UniEcig, lamenta la scelleratezza del provvedimento. E rilancia una ipotesi contraria: ottenere aiuti a sostegno di un prodotto che sta aiutando milioni di fumatori ad abbandonare o ridurre il consumo di tabacco. Con evidenti e verificati miglioramenti in termini di salute. “Illogica e irrazionale – dice Panuzzo – appare in questo spietato momento la notizia di un aumento delle imposte sui liquidi da inalazione come pavantata in queste ultime ore. Come ogni anno, le sigarette elettroniche e il relativo comparto vendita “tremano” in prossimità di legge di bilancio; questa volta siamo stati messi nello stesso calderone del tabacco riscaldato, ma i riscaldatori di tabacco nulla hanno a che vedere con i vaporizzatori personali, le cosiddette sigarette elettroniche vendute nei negozi di Ecig che non contengono in alcun modo tabacco, né riscaldato, né congelato né aeriforme che dir si voglia: questo deve essere chiaro a tutti quelli che oggi, pretestuosamente, fanno di tutta l’erba un fascio creando una confusione pericolosa al fine di una scellerata tassazione che metterebbe fine al nostro settore. Il governo in questa ipotesi appare miope nei confronti delle piccole realtà imprenditoriali che, ancora a fatica, continuano a sostenere i fumatori nel passaggio alla sigaretta elettronica e nei confronti degli stessi fumatori che si vedrebbero sottratta la possibilità di vedere il loro rischio, nei confronti delle malattie fumo correlate, appunto ridotto“.
Chiediamo – rilancia dunque la presidente Panuzzo – che vengano messi in campo aiuti economici e finanziari anche per i negozianti di Ecig, che sono arrivati al limite della sopportazione, e che sia scongiurata una volta per tutte la sciagurata ipotesi di aumento imposte. Vogliamo ricordare che tra non più di sei mesi la comunità europea metterà in atto l’armonizzazione delle imposte sul vaping e non vorremmo che l’Italia fosse uno stato con diritti “a parte” e quindi penalizzata, come negli ultimi anni, nei confronti di gran parte del resto d’Europa che, si ricorda, al momento incentiva e non tassa i prodotti del vaping. Chiediamo con urgenza, prima che un altro pezzo di eccellenza italiana sparisca, incentivi fiscali per tutto il comparto del vaping che da anni vive nella totale incertezza del futuro e oggi più che mai appare colpito e umiliato da politiche irragionevoli“.

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