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Si muove Innco, la rete internazionale delle associazioni dei consumatori, per rispondere alle recenti indicazioni dell’Organizzazione mondiale di sanità in materia di sigarette elettroniche e strumenti di riduzione del danno da fumo. Nel rapporto dell’Executive Board dell’organizzazione pubblicato lo scorso 23 dicembre si dà conto delle conclusioni del Gruppo di studio sulla regolamentazione dei prodotti del tabacco dello scorso ottobre, che si occupa dei cosiddetti prodotti di nuova generazione. Fra i vari divieti e restrizioni che il gruppo raccomanda di adottare, c’è quello per le sigarette elettroniche con o senza nicotina a sistema aperto, cioè ricaricabili. Al di là di ogni logica, quindi, l’Oms sogna un settore fatto solo da pod mod sigillate, che sono di gran lunga il prodotto preferito dalle multinazionali del tabacco.
Una stranezza che ha rilevato anche Innco nel commento inviato all’Oms. La rete lamenta prima di tutto la mancanza di trasparenza, un altro tasto dolente dell’organizzazione, almeno in materia. Non è stato, infatti reso pubblico l’intero rapporto del Gruppo di studio ma solo le raccomandazioni. Né è noto quali esperti sono stati consultati e su quali ricerche ci si è basati. Questo rende impossibile fornire una risposta dettagliata e puntuale. Ma si può comunque dire molto. Per esempio, scrive Innco, che vietare i sistemi aperti “avrebbe un impatto devastante su decine di milioni di consumatori che si affidano a questi prodotti per non fumare e distruggerebbe l’industria del vaping indipendente (che è in concorrenza con quella del tabacco), consolidando la predominanza di Big Tobacco nel mercato mondiale della nicotina”.
I sistemi aperti, continua Innco, sono flessibili e ricaricabili, consentono all’utilizzatore di variare gusto e concentrazione di nicotina, di personalizzare la temperatura e il flusso d’aria e sono utilizzati soprattutto dagli adulti. Ed è proprio grazie a questa estrema customizzazione che molti fumatori riescono davvero a smettere di fumare. “Raccomandare di vietare questi prodotti per adulti – conclude la rete dei consumatori – a favore dei sistemi chiusi commercializzati dall’industria del tabacco è inspiegabile e sappiamo che nessuna evidenza scientifica seria può sostenere un risultato così perverso”.
Il Gruppo di studio, inoltre, definisce la riduzione del danno da fumo una “distrazione” dall’obiettivo di ridurre il consumo di tabacco. “Temiamo – commenta Innco – che il gruppo di studio non abbia preso in considerazione la potenziale promessa che le strategie di riduzione del danno da tabacco possono offrire in un mondo in cui le forme più pericolose di tabacco (combustibili e orali tossiche) sono ancora legali e accessibili”. Insomma, l’Oms dovrebbe sempre tenere a mente che il vero nemico da combattere è il fumo, non i prodotti che riducono il rischio.