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In ricordo di Lorenzo Testori a due mesi dalla prematura scomparsa

È stato per anni l’immagine buona del vaping. Più che un dirigente commerciale era diventato per tutti un compagno di avventura: ironico, autoironico e sorridente.

Ha lasciato un grande vuoto. Di sorrisi, battute, freddure. Di mimica, sguardi, sorrisi. Lorenzo Testori se n’è andato in una uggiosa giornata di fine novembre. Ha lottato per giorni nel silenzio solitario di una stanza d’ospedale ma alla fine il virus lo ha strappato alla vita, a sua moglie Gabriella, alle figlie Francesca, Valentina e Giulia. Ma lo ha strappato anche alle migliaia di persone che in questi anni lo hanno incontrato in lungo e in largo per l’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, da Roma a Bari.
Lorenzo Testori è stato l’immagine buona del vaping. Più che un dirigente commerciale era diventato per tutti un compagno di avventura. Certo, il lavoro era importante. E non lo ha mai nascosto. Ma gli affetti e le amicizie lo erano ancora di più. Davanti a lui non c’erano titolari o commessi, non c’erano clienti o fornitori. Erano tutti donne o uomini; persone con cui parlare, ridere, incontrarsi e, poi – ma solo poi – anche parlare d’affari. Era proprio questo il suo grande valore aggiunto. Quando varcava la soglia di un negozio lo faceva sempre con il sorriso. Così come con il sorriso rimaneva per tutto il tempo necessario. E spesso anche oltre perché alla fine quando si sta bene con qualcuno il tempo vola senza accorgersene.
Era una persona per bene Lorenzo. Un ragazzone di 51 anni che all’ironia preferiva l’autoironia. Prendersi in giro, saperlo fare e ridere di se stessi, non è cosa da tutti. Come quella volta che, prendendo spunto da un episodio di gioventù, trascorse una intera giornata fieristica indossando una parrucca bionda. Episodio che divenne presto un tormentone che dura ancora adesso. Lorenzo era una di quelle persone che sapeva e poteva parlare soltanto con lo sguardo. O muovendo un sopracciglio. O con una smorfia delle labbra. Aveva una innata espressività facciale. Anche se stava immobile riusciva a dire qualcosa, a esprimere un empatico moto di simpatia.
Ci vorrebbero più Lorenzo nel mondo. Persone in grado di sdrammatizzare e rendere godibili anche i momenti più cupi. E ci vorrebbe un Lorenzo anche oggi. Un Lorenzo a cui chiedere come riuscire a non piangere. Lui la risposta l’avrebbe trovata. E una risata avrebbe interrotto la corsa delle nostre lacrime.
(tratto da Sigmagazine #24 gennaio-febbraio 2021)

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