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L’industria europea insiste: sigarette elettroniche utili nel piano anticancro

Per l'associazione europea dei produttori IEVA devono essere usati tutti i mezzi per ridurre i rischi sanitari correlati al consumo di tabacco combusto.

Dopo le associazioni dei consumatori, arrivano anche le prese di posizione delle associazioni dei produttori sul Piano europeo contro il cancro, presentato ieri dalla Commissione al Parlamento europeo. Lo fa la Independent European Vape Alliance (Ieva) l’associazione paneuropea che riunisce aziende, produttori e grossisti del settore dello svapo, fra cui l’italiana Anafe Confindustria. I toni sono naturalmente più felpati rispetto a quelli ascoltati ieri: “Accogliamo con favore il piano Ue contro il cancro”, dichiara infatti il presidente di Ieva, il tedesco Dustin Dahlmann. Ma poi aggiunge: “La strategia deve considerare tutti i mezzi disponibili per ridurre l’onere dei rischi legati al cancro: è della massima importanza che le misure preventive siano affiancate dalla riduzione del danno da tabacco. Diversamente, milioni di fumatori potrebbero perdere l’opportunità di ridurre enormemente il rischio di cancro”.
Un’occasione, quella di incoraggiare i fumatori a passare a strumenti che riducano il danno, che rischia di essere davvero sprecata, se gli europarlamentari (a cui ora spetta la discussione del piano) non vorranno o riusciranno a correggere quello che il piano prevede per sigarette elettroniche e altri strumenti a rischio ridotto. Nelle indicazioni della Commissione, infatti, vi sono il divieto di aromi diversi dal tabacco nei liquidi per inalazione, imposizione fiscale per i prodotti del vaping e estensione del divieto di utilizzo di e-cig e riscaldatori di tabacco negli spazi pubblici anche all’aperto.
Ieva affida la critica alle parole di Heino Stöver dell’Istituto tedesco per la ricerca sulle dipendenze presso l’Università di Scienze Applicate di Francoforte, forse il più attivo accademico sostenitore dell’e-cigarette in Germania. “Quando si tratta di smettere di fumare, la Commissione europea si concentra ancora una volta sull’approccio ‘smetti o muori’ invece di cercare di adottare una politica basata sulla realtà in materia di dipendenza”, ha dichiarato Stöver, ricordando come invece “Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Canada promuovono la sigaretta elettronica quale strumento principe nella lotta contro l’uso del tabacco e stanno avendo molti più risultati dell’Unione europea con il suo approccio superato”.
Puntando sulla riduzione del danno e portando avanti una serrata opera di informazione sulle sigarette elettroniche, spiega Ieva, il Regno Unito è riuscito nel giro di pochi anni a far scendere il tasso dei fumatori dal 20 al 14%. “Secondo l’agenzia del Ministero della salute britannico Public Health England (Phe) – continua l’associazione – i vaper hanno un rischio di cancro inferiore del 99,5% rispetto ai fumatori. Nel complesso, Phe stima che le sigarette elettroniche siano almeno il 95% meno dannose delle sigarette di tabacco”.
Per questo i produttori europei chiedono che si guardi alla riduzione del danno per contrastare l’uso del tabacco, la prima causa di cancro prevenibile. “È più importante che mai – conclude Ieva – utilizzare tutti i mezzi a disposizione per ridurre al minimo i tassi di fumo. La riduzione del danno da tabacco è considerata un’ottima opportunità per ridurre significativamente il numero di fumatori. Ecco perché deve essere inclusa in un piano Ue contro il cancro che risulti di grande impatto”.

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