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Tribunale tedesco: “l’e-cig salva la vita” non è un’affermazione ingannevole

La Corte d'appello di Coblenza ribalta la decisione che condannava la pubblicità di un negoziante di sigarette elettroniche.

In Germania, la Corte d’appello di Coblenza, nel Land Renania-Palatinato, ha ritenuto legittimo uno slogan pubblicitario che invitava i fumatori a passare alla sigaretta elettronica in quanto strumento in grado di salvare le vite, annullando così una precedente decisione del tribunale di Treviri, cittadina della stessa regione. Lo slogan, utilizzato da un rivenditore di prodotti del vaping di Treviri dice testualmente: “La sigaretta elettronica salva vite, ora cambia”. Messaggio chiaramente rivolto al target dei fumatori di tabacco, segmento che secondo molti studi scientifici indipendenti e molti operatori sanitari può particolarmente giovarsi dell’aiuto delle e-cig (e di altri strumenti in questo periodo contestati come i liquidi aromatizzati) per intraprendere con maggiori possibilità di successo il percorso di disaffezione dal tabacco.
Per questo il precedente istituito dalla corte di Coblenza è un fatto importante, proprio in una fase in cui Stati nazionali e istituzioni sovranazionali (come l’Unione europea) sembrano orientarsi verso strade opposte. Per l’alta corte di Coblenza il messaggio che invita i fumatori a passare dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica perché in sostanza meno dannosa non è affatto “ingannevole”. L’e-cig può salvare le loro vite.
Di diverso avviso era stato il tribunale regionale di Treviri, città di poco più di 100 mila abitanti al confine con il Lussemburgo, nota per la sua origine romana (l’antica Augusta Treverorum), la sua tradizione cattolica e per aver dato i natali a due figure che più opposte non potrebbero essere: Sat’Ambrogio e Karl Marx. Queste nobili tradizioni non avevano tuttavia ispirato i giudici del locale tribunale che nel maggio dello scorso anno si erano ritrovati sul tavolo la denuncia della Centrale per la lotta alla concorrenza sleale (Zentrale zur Bekämpfung unlauteren Wettbewerbs), un istituto con sede a due passi da Francoforte e diramazioni in altre principali città tedesche supportato da circa 800 associazioni e 1200 imprese che monitora la correttezza della competizione pubblicitaria. I funzionari della Centrale, che impegna diversi giuristi, avevano ritenuto che lo slogan utilizzato dal negoziante di e-cigarette contenesse un messaggio “ingannevole e fuorviante” e che “violasse la legge contro la concorrenza sleale”. E i giudici di Treviri avevano loro dato ragione, condannando il commerciante.
Ma chi di questi tempi si guadagna da vivere con il vaping non può essere tipo da scoraggiarsi facilmente. E così il commerciante di Treviri ha deciso di ricorrere in seconda istanza, con successo. I giudici della Corte d’appello hanno infatti ribaltato la sentenza di Treviri, rilevando che non erano state individuate informazioni errate e fuorvianti nel messaggio pubblicitario incriminato. A loro giudizio, lo slogan del negoziante non mirava a incoraggiare ogni consumatore a comprare le sigarette elettroniche, ma si rivolgeva esplicitamente ai fumatori di tabacco, cercando di renderli consapevoli di un prodotto alternativo.
A differenza di quanto stabilito dal tribunale di Treviri, il messaggio utilizzato per la pubblicità non induce il consumatore a ritenere che le sigarette elettroniche siano in assoluto innocue per la salute, ha proseguito la sentenza della corte, e anzi una sorta di “effetto salvavita” può essere giustificato se le sigarette elettroniche sono meno dannose rispetto alle tradizionali sigarette di tabacco. Che è quanto documentato dallo stesso commerciante, il quale ha allegato al ricorso una lunga serie di studi scientifici che lo dimostrano. E quindi, hanno concluso i giudici di Coblenza, tale pubblicità può essere idonea “a ridurre il numero di malattie gravi che possono avere un decorso mortale”. La sentenza della Corte d’appello non è impugnabile. E dalla Germania, per la precisione da Coblenza, arriva un piccolo mattoncino al consolidamento delle politiche per la riduzione del danno per via giudiziaria.

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